UNA GUERRA STUPIDA E NECESSARIA
Prendi un mano un nuovo scrittore (nuovo = che ancora non conosci) e trovi similitudini con quelli che hai già letto, ma pure scarti, differenze, una voce inedita, una storia che ancora non era stata raccontata, o non lo era stata in quel modo.
Kaniuk è sostanzialmente contemporaneo della "triade" di grandi della letteratura ebraica (Yehoushua-Oz-Grossman) e assomiglia poco a tutti e tre, almeno a leggere questo "1948", resoconto ben poco eroico della guerra per l´indipendenza, ovvero di quell´insieme di vicende che portarono alla nascita dello stato di Israele.
Per Kaniuk la faccenda è personale/autobiografica e si sente.
Se c´è epica, è un epica personale, un´epica del soldato semplice, impegnato nell´"azionismo" entusiasta e disperato e incapace di comprendere le vere logiche di quello che fa. Come in un Comma 22 o in un Soldato Sc´veik preparati Kosher.
Prevale il gusto del grottesco, dell´allucinatorio, del sarcastico, del realistico/magico, del picaresco, e come ben noto convitato di pietra si presenta il basso continuo, il tema dell´inaffidabilità del narratore, e della sua memoria - della sua stessa volontà di raccontare le cose come stanno.
Il romanzo è illuminante per chi non conosca bene quella parte di storia, appunto porta alla luce quelle immense contraddizioni - interne alla stessa comunità ebrea (ammesso che ce ne fosse una) - come una guerra eterodiretta, una crudele e insensata questione di principio, ma al di là del valore storico e testimoniale ha momenti di divertimento e tragedia notevoli, passa in poche righe dal racconto di amicizia adolescenziale a scene da Platoon o Soldato Ryan, con una scrittura rigogliosa, immaginifica ed espressiva (ecco, della triade può ricordare Grossmann, ma un Grossman più prosaico).
Romanzo non perfetto, infine (qualche ripetitività) ma in qualche modo necessario, sentito, coerente, e Kaniuk autore assolutamente da conoscere e approfondire.
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