QUELLO SPICCHIO DI TERRA
INTRODUZIONE INTIMISTA
Ci sono scrittori che più di altri ti parlano. Non significa necessariamente che siano i migliori in assoluto, ma ti danno qualcosa in cui ti senti coinvolto quasi in prima persona.
Fin da quando ho letto il suo primo libro, Versilia Rock City (uscito per Transeuropa qualche anno fa, e poi ristampato da Mondadori), il quoziente di riconoscibilitá di luoghi e situazioni, ma anche un certo tipo di visione del mondo disincantatamente rock si é rivelato subito elevato, per me, per quel che mi riguarda.
Eccerto: Genovesi é classe 1974, io 1971, e abbiamo trascorso l´adolescenza in quei luoghi, io a Massa, lui a Forte dei Marmi, la Versilia, la Lunigiana, questa terra spuria amministrativamente toscana ma aperta a influenze liguri ed emiliane, ogni città il suo dialetto, dialetti un pochino più sporchi e gretti del toscano puro. Un massese ha poco a che fare con un fortemarmino (o anche solo marmino), poi si continua verso Viareggio e già sono toscani, toscani di sabbia, ma non lucchesi, non ancora lucchesi, per carità.
Mi ci ritrovo insomma, in quei posti, che per me furono magici, e che nei libri di Genovesi vengono descritti proprio così: magici e incantati, interpretati attraverso una scrittura lirica, veloce e vorticosa come il vento e le onde che di inverno spazzano le spiagge da Marina di Massa al Forte.
Ma non é solo questo; Genovesi é oggettivamente un bravo scrittore, non per niente é passato dalla valorosa Transeuropa (fucina di talenti, da Brizzi in poi) a un grande Editore - Mondadori - il suo Esche Vive era una sorta di Ammaniti 2.0, un libro sull´adolescenza in provincia, giusto screziato da un minimo di pulp, che il romano mi pare non riesca più a scrivere.
Per cui attendevo con una certa ansia questo Chi manda le onde (che come titolo di lavorazione ha avuto "C´é la luna in mezzo al mare", refrain di una meravigliosa cantata di Rossini) e qui inizia la...
VERA RECENSIONE
Siamo negli ambienti che Genovesi domina al meglio: la Versilia, la Lunigiana, l´adolescenza, questi personaggi che sembra abbiano fallito prima di iniziare, eravamo già morti (metaforicamente) prima ancora che la barca affondasse (per dirla coi Modest Mouse), e poi il rock, gli amori perduti, l´emarginazione dei ragazzini strani o diversi dagli altri, la scuola.
C´é qui un terzetto o forse una cinquina di personaggi forti: la bella Serena, "ragazza madre" di due figli, Luca, il surfer, bello, simpatico, praticamente perfetto, e Luna, albina (e per questo emarginata) e dolcissima, e poi Sandro, insegnante precario innamorato del rock e molto meno della vita vera quella fatta di cravatte e impegni, e ancora Zot, ragazzino e presunto "profugo" di Tschernobyl, con la sua parlata forbitissima e le sue strane manie...
Non voglio rivelare parti della trama, che si svolge tra mare e montagna, in cui ricorre (più che negli altri libri dello scrittore) l´elemento magico e quasi soprannaturale, diciamo che é una storia in cui i personaggi cercano disperatamente di liberarsi dalle vecchie tare (appunto: gli amori perduti, i lutti, la paura di vivere veramente, l´emarginazione) per ritrovare se stessi. Con ogni mezzo, o quasi.
Genovesi accompagna tutto questo con la scrittura che citavo sopra, qui più lirica che mai specie quando applicata alla natura e ai paesaggi (il mare, le onde, gli odori, le strade), e con un notevole mix di risata e lacrimuccia, senza però mai scadere nel kitsch o "ricattare" il lettore.
Si ride e si piange, insomma e non spaventatevi dell´ambiente Versilia, la storia si fa apprezzare al di là di quello, é una storia di provincia, di strapaese, di questo paesone Italia dove si sbuffa, si smoccola, ci si lamenta e in qualche modo si tira avanti.
Dal punto di vista razionale mi sono reso conto che c´é stato anche il tentativo con questo libro di fare il botto e conquistare un pubblico più ampio, si punta forte sui personaggi-ragazzini che sembrano essere vagamente ispirati ai libri di Bartolomei e Geda, devo dire che rispetto a Bartolomei per me non c´é gara (a favore di Genovesi) per cui ben venga, la cosa é giocata bene e non disturba, proprio per la grande sincerità del tono, che accomuna questo romanzo ai precedenti dello scrittore.
Insomma:un romanzo sincero, lirico e terreno allo stesso tempo. Come quello spicchio di terra tra Toscana, Liguria ed Emilia.
Un romanzo che non è altro che un collage di testi già scritti dallo scrittore nonché un copia in colla di frasi dette da altri. Penso che non meriti nulla questo scrittore, se non l'oblio o giusto il ricordo di non aver detto nulla. Direi uno scrittore 'costruito' a tavolino che vuole passare come il buono e il puro. Si sveglino tutti per favore!
RispondiEliminacredo in effetti che il tuo commento sarebbe piú credibile se non nascosto dall´anonimato e se circosstanziato. Di Genovesi ho letto tutto e non ho trovato copie da altri suoi romanzi.
RispondiEliminaL´invidia e l´astio sono brutte bestie, specie se sospettate dietro un post - appunto - anonimo.
Ciao. Anche a me non è piaciuto il libro che ho trovato molto lento. Anche io ho notato che ha riscritto pezzi già pubblicati in altri suoi libri e sono rimasto molto deluso. Il linguaggio lo trovo poco curato e mi stupisco della candidatura allo Strega. Ma poi penso che siano i soliti giochini editoriali. NON LO CONSIGLIO, ma ad ognuno i suoi gusti letterari.
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RispondiEliminaRingrazio per il commento ma ribadisco: non ho notato autoplagi. Lo stile è chiaramente il suo, ma è una cosa diversa
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