UN ROMANZO DI GENNA. DETTO TUTTO.
Mi pare utile aver letto questo libro di Genna (dopo la relativa delusione di Dies Irae) perché ora so di non voler leggere altri suoi libri.
Le premesse erano interessanti, e di Genna si parla spesso bene, Dies Irae era un tentativo - ahimè notevolmente imperfetto - di costruire un grande romanzo della paranoia in chiave italiana, una sorta di Pynchon nostrano.
Un Pynchon senza ironia e ripiegato su se stesso, devo dire. Su questo tornerò dopo.
Qui le premesse erano altrettanto interessanti: la storia del terrorista norvegese Anders Breivik, una storia clamorosa eppure rapidamente dimenticata, non so se rimossa.
Genna l´affronta da par suo: in effetti le parti maggiormente giornalistiche, sobrie, le prime pagine su Breivik e sull´attentato, la storia quasi incredibile (ma terribilmente vera) dalla "banda del Kebab" in Germania funzionano, c´é equilibrio, ma poi Genna ridiventa Genna, é la sua natura: nichilista, privo di ironia, apocalittico, contorto e (per me, mi dispiace) sinceramente pesante e vagamente incomprensibile (a volte nelle singole parole, sicuramente nelle finalità) anche nella misura di un libro di appena 150 pagine.
Il nichilismo di Genna non assomiglia a quello (per dire) di Houllebecq; il francese é in primis severo con se stesso, mi verrebbe da dire, mentre Genna rivolge il dito accusatore contro genitori, amici, politici, manager, studenti, mondo, lo scrittore contro tutti, un tipo di approccio e scrittura che sinceramente mi mettono a disagio, alla lunga, e dico alla lunga perché vedo esattamente l´approccio di Dies Irae, la c´era l´Uretra, qui c´é la Macula, insomma il corpo, corpi in disfacimento, corpi analizzati da Genna, parallelismi tra corpi brutti, disfatti, incomprensibili e la mancanza di senso di...di...della vita, forse? ...e quindi il tormentone della vita umana sul pianeta terra, si immagina che manchi di senso anche essa, può darsi (fuga su Marte compresa), ma la maniera in cui la racconta Genna fa venir voglia di uscire di casa, bere una Coca Cola, ballare la Lambada e tirare pacche sulle spalle agli amici. Magari in effetti é una cosa voluta.
Insomma: alla critica questo libro é piaciuto. Non é un report su Breivik, o meglio, se lo volete in quella versione vi invio le 20 pagine più asciutte sull´argomento e in omaggio le altre 20 ca. (molto riuscite) sui neo-nazisti (coperti dai servizi segreti) attivi qui in Germania.
Per tutti gli altri: é un romanzo di Genna, prendere e lasciare. Io lascio, lascio.
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