LA TESI E LA VISIONE
Impresa ragionevolmente difficile é recensire i classici. Cosa dire di nuovo?
In realtà c´é molto da dire.
Ad esempio non farsi prendere dal timore reverenziale, e semplicemente evidenziarne pregi e difetti.
Zola ad esempio é un realista visionario; conosciamo il suo metodo, la sua aspirazione naturalista ma dà il meglio nelle scene di abiezione, dolore o crapula, dove può esprimere il suo talento barocco e influenzato dal simbolismo e dal tardo-romanticismo (cosi almeno si dice).
Ci sono scene incredibili: la descrizione di una Parigi cupa, sporca, fangosa, la morte della bambina, e poi il destino di Gervaise e Coupeau (non voglio spoilerare).
Ma Zola ha (aveva) anche i suoi limiti. Una mentalità tutto sommato gretta, l´idea che il proletariato nascesse con una sorta di tara ereditaria, e questo romanzo é in effetti a tesi: si tratta di un romanzo
sull´alcolismo, rigido e dritto come un fuso, ci si dilunga per troppe pagine (visto che a un certo punto si capisce dove si andrà a parare) e senza dubbio la "conversione" di Coupeau é molto improvvisa e ingiustificata - fin troppo chiaro come lo scrittore credesse a fattori congeniti.
Insomma, lettura potente, soddisfacente, credo comunque che Zola nella sua grandezza sia un autore che, più di altri, possa invecchiare (o essere invecchiato) in fretta.
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