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LIBRI E RECENSIONI. RICHARD POWERS - ORFEO

L´UOMO. L´ARTISTA. IL FUGGITIVO.


su Recensireilmondo Big del 2014


Questo è uno dei grandi romanzi di questo 2014, devo ancora decidere se il migliore (ovviamente tra quelli che ho letto).

E Powers è un grande romanziere umanista (il Pynchon dal volto umano, lo chiamo)allo stesso tempo immensamente affascinato dalle discipline e dalle scienze. Fotografia, genetica, chimica, musica, nel corso dei suoi romanzi.
Qui la musica; questo è un grande romanzo, un grande e complesso romanzo sulla musica, ma non solo, non solo, cavolo!

Vedo almeno tre temi, tre direttrici principali: una privata, una pubblica, una universale.

È la storia di un uomo troppo più piccolo dei propri sogni, il compositore Peter Els, col suo sguardo di settantenne disilluso su un´esistenza che ha solo sfiorato la perfetta felicita, o l´equilibrio perfetto.

È uno sguardo soffusamente politico (e polemico) sull´imperialismo americano e sulla mania di sicurezza, sull´ossessione a stelle e strisce di volersi difendere da qualsiasi tipo di terrorismo, anche quello immaginario.
Els si diverte a "pasticciare" in un laboratorio genetico casalingo, e per questo finisce nel mirino di polizia ed FBI (questo é il vero deus ex machina della storia).

È la storia universale dell´anelito di immortalità dell´artista, che immagina già un futuro, un futuro nel quale i posteri rivivono il suo passato - filtrato attraverso la propria opera (di cui a sua volta l´artista può solo vagamente intuire l´influenza futura).
So che questa dichiarazione può risultare contorta e insensata, ma è Powers stesso che stimola questa vertigine, questo cortocircuito tra passato e futuro.

È un libro che è tanto più semplice da leggere (e non è PER NIENTE semplice) quanto più si è melomani, appassionati di ogni tipo di musica.
Mi sono segnato Bartok, Harry Partch, il Proverb di Reich, il Wachtet auf di Bach, l´opera moderna e considerata sovversiva su Klinghoffer, Mozart, Mahler e naturalmente Messiaen (penso che Powers abbia attinto per quest´ultimo dalla stessa fonte a cui si è ispirato Bianconi per la bella "Il finale" nell´ultimo album dei Baustelle). E tanto altro avrei potuto annotare.

E come sempre in Powers, alla fine (per fortuna e bravura) si parla di uomini, di amori incompiuti, di famiglia (si vedano le pagine dedicate al rapporto di Els con la figlia bambina) e se ne parla con una scrittura di altissima qualità, sia quando viene usato il gergo tecnico (qui musicale e chimico) che nei momenti di indubbio lirismo, che ancora nei dialoghi o nel fotografare con poche frasi la realtà dell´america di oggi e gli arzigogoli della Storia.

Powers non delude quasi mai (partendo da premesse simili, Generosity gli era venuto meno bene) e questo credo sia molto vicino ai suoi vertici. Ma prima di tuffarvi, rileggete bene la recensione.

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