UNA STORIA AMERICANA
Questo libro é stato abbastanza spinto dal suo editore - Barney - uno spin-off dell´editore Barbera, con tanto di tournee italiana dello scrittore.
Si pubblica ormai molta americana minore da noi, non so se Stoner e il suo successo siano stati elementi scatananti per questo ripescaggio che riguarda sia autori contemporanei (come appunto Ward), fino agli ´30 e ´40, vedi ad esempio Giorni Perduti di Charles Jackson o tutto il discorso di Elliot sugli anni ´30, o Mondadori con Pearl S.Buck.
Se il tentativo dell´editore in questo caso era di creare un nuovo piccolo grande caso editoriale, beh, non va a segno al 100%. Questa infatti é una storia non originalissima, abbastanza risaputa, una storia proletaria di caduta-redenzione americana fino al midollo, ambientata in una Baltimora che già risente della crisi dell´industria e si prepara alla inevitabile Gentrificazione.
Ho pensato spontaneamente a Crazy Heart di Thomas Cobb (da cui l´azzeccato film con Jeff Bridges), quindi una vicenda fortemente americana, raccontata con un linguaggio piano e ampiamente speakeasy, sostanzialmente una storia di perdenti, con tutte le sue convenzioni, messe al posto giusto (gli antagonisti, il richiamo a una fanciullezza serena, il figlio, la moglie e l´amante, l´amicizia virile, il decadimento fisico e morale).
Il fatto che la storia segua tali convenzioni, e non é un caso che l´autore sia anche sceneggiatore, non ne compromette (anzi ne accentua) la leggibilitá, e la rende comunque una vicenda avvincente, risaputa ma avvincente direi.
L´autore tenta specie nel finale di sollevare alcune questioni morali, ma i momenti più riusciti rimangono quelli dedicati alla vita ai lati della fabbrica: i locali dove si beve, si danza, si aggancia e ci si minaccia, le storie andate a finire male, i figli - promessa di un futuro migliore, le mogli a casa, ad aspettare, la caduta nell´alcol...
Come credo si sia letto tra le righe, un libro non indimenticabile ma più che degno per chi ogni tanto abbia voglia di storie dall´inconfondibile "profumo" di catena di montaggio, auto scarburate e Wild Turkey.
Ps - per chi voglia approfondire il fenomeno della Gentrificazione consiglio "Apocalypse Town" di Alessandro Coppola, un saggio sulla decadenza delle città industriale che si legge quasi come un romanzo
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