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LIBRI E RECENSIONI. ANNARITA BRIGANTI - NON CHIEDERMI COME SEI NATA

DI AMORI, FIGLI E CARRIERE



Non chiedermi come sei nata su Recensireilmondo


Annarita Briganti è una giornalista di Repubblica, io l´ho conosciuta per come parla (o parlava) di libri sul mio amato Mucchio Selvaggio.

Questo suo romanzo avrebbe avuto qualche caratteristica per farsi detestare da me, e invece mi è decisamente piaciuto.
Siccome le mie piccole idiosincrasie non sono interessanti, le metto in nota, mentre analizzo subito il "decisamente piaciuto".

La sincerità di tono e intenzioni, intanto.
Ok: siamo in un jet-set tipicamente milanese (i weekend a Santa, gli accessori di Prada), ma non si calca la mano né in un senso (cioè la visuale di chi dice io, della protagonista Gioia - giornalista culturale - è glamour, ma non snob) né nell´altro possibile (cioè eccessiva tendenza a giudicare o addirittura disprezzo per la società nella quale si è immersi e i suoi protagonisti e co-protagonisti e comparse).

E poi la lingua, come piace a me: viva, moderna, sciolta, sveglia, gergale, ricca di riferimenti a marchi, persone, oggetti, ma senza eccessivi compiacimenti, senza diventare sovraccarica.

Alla fine questa storia, che confina volentieri con l´autofiction, vive di tre direzioni, di tre temi.

L´amore (è una storia d´amore, ha ricordato l´autrice) e il suo naturale contraltare, ovvero la solitudine.

La carriera, con alcune pagine felici sulla professione di giornalista culturale semi-affermata-ma-precaria e popolate di personaggi reali, ad esempio un divertente cameo di James Ellroy al Festivalletteratura di Mantova.

E il tema richiamato dal titolo: la maternità, sotto forma di maternità difficile, mancata, abortita, cercata. Tema caldo, emozionale.
Non so se fosse nelle intenzioni dell´autrice, ma l´approccio scientifico con cui viene affrontato questo "nodo" della vita di Gioia (con tutte le sue conseguenze, il ricorso a tecniche di fecondazione assistita a cui la legislazione italiana pone ostacoli) "aiuta" a raffreddare la materia, anche se poi le descrizioni dei trattamenti a cui si sottopone la protagonista sono altrettanti momenti di tensione narrativa, ma giocati molto bene tra descrizione freddamente medica, autoironia e umanissimo dramma. Con il lettore che si sente quasi un Voyeur. Un Voyeur invitato a guardare, a partecipare. Perché non è vergognoso cercare di diventare madre. Ma un po´ strano, doloroso, macchinoso, meccanico sì.

Ma ecco, non pensiate che questo sia un romanzo solo su quel tema, una storia al femminile sulla difficoltà di diventare madre. Come dicevo, è un libro che vive di diverse dimensioni e prospera su una lingua adatta alla bisogna e su un cambio frequente di tonalità e ambientazioni, che la rende quindi adatta a una lettura partecipe e - perché no- divertita


Nota paesaggistica
No, il fatto di farsi detestare.
Perché uno dei personaggi si chiama Uto, chiara ispirazione da De Carlo (che poi il De Carlo degli inizi era scrittore di una certa sostanza), ma di un libro che avevo abbandonato dopo 5 pagine.

E poi il jetset di cui sopra, i Prada, e Santa Margherita Ligure e tutto il l´ambiente culturale. Ma come detto, la cosa funziona. No fear.

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