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I MIEI SCRITTORI. JIM HARRISON, DON WINSLOW, IL NOBEL E LA NATURA

IL CANTORE BUCOLICO DELL´AMERICA

Jim Harrison nominato da Don Winslow



Ieri durante un suo incontro a Torino, Don Winslow é stato interrogato sulla ritrosia dell´Accademia Svedese a concedere il Nobel agli scrittori americani.
Ha certo nominato Philip Roth, ma ha detto che se fosse per lui, lo darebbe a Cormac McCarthy o a Jim Harrison.
Questa ultima "Nomination" mi ha provocato un lieve sorriso, perché sarebbe stato un secondo caso Modiano. Ora, non voglio certo vantarmi di essere L´UNICO a conoscere lo scrittore americano, ma sicuramente da noi non é famosissimo - e i suoi libri infatti sono semi-introvabili.

Di Harrison mi ero incuriosito in quanto lo avevo visto paragonato a Richard Ford, uno dei miei scrittori preferiti. Harrison é classe 1937, nativo del Michigan, padre agente agriculturale di stato (qualsiasi cosa significhi questa professione). Perse i genitori a 21 anni. Laureato in letteratura. Scrittore, poeta e drammaturgo.

Nomino il Michigan e la professione del padre perché l´agricoltura, la campagna e il rapporto con la terra giocano un ruolo decisivo nella sua narrativa.
Il paragone con Richard Ford non é campato in aria, anche Harrison vive di una scrittura placida e fluviale, serena e ricercata, lenta e ipnotica; rispetto allo scrittore della trilogia di Bascombe Harrison é spesso più lirico e ci sono nei suoi romanzi queste ricorrenti ambientazioni bucoliche, l´indagine del rapporto tra uomo e natura, laddove Ford é spesso scrittore di città (magari piccole città), industrie, miniere, monti, autostrade, e Interstate...

Alla fine contano i libri. Di Harrison ne ho letti tre, tutti fuori catalogo ora, magari trovabili in qualche bancarella, in qualche Reminder-Shop.

Ho letto "L´uomo dei sogni" (in americano "The Farmer", 1976), "Dalva" (1988) e "Ritorno sulla terra" (2007).

Il primo é la storia di Joseph, insegnante/contadino indeciso tra due amori, anzi tra quattro: l´amore di due donne, l´amore per la terra, quello per il mare.
Vi mentirei se dicessi che ho ricordi nettissimi di questo romanzo. Lo ricordo molto lirico, descrittivo e piuttosto "pacioso" nell´andamento.

Ricordo meglio Dalva, la storia di una donna dal passato tormentato e (forse) proprio per questo alla ricerca delle proprie radici, sotto forma del figlio avuto da adolescente e dato in adozione e della storia (pure travagliata) della sua famiglia - impresa nella quale viene aiutata da un professore universitario (e amico di letto) alcolizzato.
Tanta carne al fuoco, e un libro che vive di molti registri: storico, bucolico, e ancora erotico, drammatico, comico (le scene affidate al professore di cui parlavo sopra). Un libro denso, molto valido ma forse di 60-70 pagine troppo lungo.

Quello che mi aveva convinto incondizionatamente é proprio Ritorno sulla terra. Anche qui la dialettica presente e passato gioca un ruolo importante: Donald é malato di morbo di Gehrig, e mentre affronta la morte certa, detta alla moglie Cynthia la storia della sua famiglia. Anche in questo caso (come in Dalva) nelle vene di uno dei suoi avi scorreva sangue pellerossa, come a sottolineare (tema che si ritrova anche nel Figlio di Meyer) questo aspetto contraddittorio, contrastato, della storia americana (la fascinazione comune di nativi americani e coloni per la terra, la cacciata e il massacro degli indiani).

In questo libro il rapporto uomo/natura ma anche i temi della sofferenza, del lutto, delle famiglie "frante"  vengono approfonditi, in maniera polifonica, c´é il punto di vista mistico del protagonista Donald, quello adolescenziale, perso di K (il nipote di Donald), quello scettico di David (il fratello di Cynthia) e quello problematico di quest´ultima, divisa tra l´amore per il marito e la preoccupazione per la figlia. Il fatto che la storia sia affidata a 4 voci giá ci dice quanto Meyer possa essersi ispirato a Harrison nello scrivere "Il Figlio", in ogni modo il romanzo non é appesantito da questo tipo di struttura, e anzi é notevole per fluidità e impianto, é solido e allo stesso tempo "rinfrescante".

Escludo che Harrison vincerá mai il Nobel, ma spero che la "Nomination" da parte di Winslow convinca i nostri editori a riprenderlo in mano. Per la cronaca Dalva e Uomo dei Sogni erano Baldini Castoldi, Ritorno sulla Terra Rizzoli.





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