UN EROE BORGHESE
La prima cosa che stupisce del "fresco" Premio Campiello 2014 è che a uno scrittore così giovane - classe 1981 - sia riuscito un romanzo tanto posato e maturo sugli anni di piombo. Anzi no - non sugli ma ambientato negli anni di piombo.
La differenza è per me sostanziale: Morte di un uomo felice di Giorgio Fontana non è un giallo, non è un thriller, non vuole credo essere una ricostruzione storica della "totalità" di quegli anni, né mi pare aspiri a costituirne una storia esemplare. Mi sembra che l´intento sia invece quello di trattare alcuni temi più universali e astorici, se vogliamo: la colpa, la religione, le scelte, il perdono, la vendetta, il libero arbitrio.
Temi che fanno tremare i polsi, ma che l´autore tocca - chiaramente senza risolverli e dare risposte definitive - con mano felice e capacità di riflessione non banale, specie quando si tocca il tema della religione, del perché, come e quanto credere, e di come questo possa essere compatibile con il dolore e la razionalità*.
Ma non è questo l´aspetto del libro che mi ha maggiormente convinto.
Tre elementi, tre, mi fanno parlare di un romanzo (molto) sopra la media, molto riuscito, sentito, maturo
1) L´ambientazione milanese. Una Milano-personaggio, operaia, calda, brumosa: le periferie, i baretti, i navigli, le auto, i locali tradizionali, i tram, il moloch-Palazzo di Giustizia
2) Il personaggio principale. Struggente il protagonista, il magistrato Colnaghi, tanto deciso quanto indifeso, può ricordare alcuni personaggi "della moralità e del sacrificio" tipici ad esempio della letteratura ebrea o ebreo-americana.
Un personaggio "forte", ben caratterizzato come Colnaghi chiaramente inonda gli altri con la propria luce, che è come dire che gli altri trovano un proprio collocamento principalmente nel rapporto con lui, perfino la storia parallela con il padre partigiano va letta nella relazione con Colnaghi - il suo senso del dovere, l´ineluttabilità dello scegliere perché cosi e proprio cosi bisogna comportarsi
3) La scrittura limpida, piena di squarci lirici, precisa nella descrizione di città e campagne, nella caratterizzazione dei personaggi - quasi cinematografica e con tocchi molto riusciti per quanto concerne quelli che potremmo definire i "caratteristi" - , mimetica nell´abbracciare il dialetto lombardo quando il protagonista torna a Saronno o nelle parti ambientate durante la (fine della) guerra mondiale
Leggo in giro che l´autore è stato paragonato a Sciascia. Non saprei, io parlerei semplicemente di una lingua e un approccio molto maturi (lo ripeto per la terza volta), se vogliamo mi ha ricordato qualcosa di Pontiggia - ma forse è questa malinconica suggestione milanese, queste vite non iniziate da molto ma che sembrano già avviate sui binari di una maturità quasi eccessivamente precoce, risultato di scelte inevitabili, risoluzioni non negoziabili, sacrifici auto-imposti.
Chiara la curiosità ora nel leggere il "romanzo gemello" Per legge superiore (protagonista un invecchiato Doni, qui un collega di Colnaghi, a lui coetaneo) e di capire come e dove si svilupperà ulteriormente Fontana, un giovane scrittore dal potenziale notevole.
*Dolore, razionalità: due temi mi sento di dire sentiti per il protagonista Colnaghi, connaturati al suo essere magistrato "irreprensibile". Anche se lui poi - forse - non si sente affatto tale, come tanti eroi borghesi, appartenenti alla fiction o alla realtà ormai storica.
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