IL RITORNO DEL MIGLIOR DONDE
DeLillo puó da noi avere un destino particolare; mi spiego: ho
letto il (riuscitissimo) Rumore Bianco in Edizione Leonardo, insomma ai
tempi (metá anni novanta) i grandi editori non lo avevano ancora
"scoperto".
Poi é arrivato Underworld e il lavoro meritorio di Einaudi che ha pubblicato e ripubblicato tutto.
Quindi ti capitano in mano nel 2000 cose che lo scrittore ha scritto negli anni ´80 o anche a inizio anni ´90 - leggi in asincrono insomma e ti capita di pensare che l´autore sia datato o addirittura paradossalmente a imputargli un calo di ispirazione "a posteriori. Nulla di drammatico, ma anche i migliori hanno opere giovanili (vedi il pur riuscito End Zone) e cali di rendimento.
Poi ahimé il calo di ispirazione vero é venuto con Body Art, (in misura minore) con Cosmopolis, poi una discreta ripresa con l´Uomo che cade, ma l´impressione era che l´autore - come certe squadre di calcio che vincono tanto e poi si ritrovano "sazie" - faticasse a riprendesi dal tour de force del sommo (ma complesso) Underworld
Ecco, questi racconti a cui mi ero avvicinato con una certa diffidenza mi fanno ritrovare - in un arco che va dal 1979 al 2011 il miglior DeLillo - o quasi.
Trovo che la qualitá maggiore di questo autore risieda in una sorta di paradosso, cioé la combinazione di realismo e di una fuga laterale metaforica ed elusiva. E quei dialoghi che sono tanto artefatti da sembrare praticamente veri, in bocca a personaggi cosí spaesati - e allo stesso tempo in qualche modo "reali". Personaggi e dialoghi di cui razionalmente ti trovi a pensare "ma chi sono? chi vive cosí? chi parla cosí?" e che poi come una cantilena che non vorresti ascoltare ma ti entra in testa, ti trascinano nella loro logica, che poi é la logica di racconti che parlano di modernitá, di solitudini e di spaesamenti.
Se volessi essere retorico direi - in fondo in fondo parlano di noi, ma questo non lo so, non generalizzo, mi tengo un DeLillo ritrovato e consiglio la lettura di questa raccolta
Poi é arrivato Underworld e il lavoro meritorio di Einaudi che ha pubblicato e ripubblicato tutto.
Quindi ti capitano in mano nel 2000 cose che lo scrittore ha scritto negli anni ´80 o anche a inizio anni ´90 - leggi in asincrono insomma e ti capita di pensare che l´autore sia datato o addirittura paradossalmente a imputargli un calo di ispirazione "a posteriori. Nulla di drammatico, ma anche i migliori hanno opere giovanili (vedi il pur riuscito End Zone) e cali di rendimento.
Poi ahimé il calo di ispirazione vero é venuto con Body Art, (in misura minore) con Cosmopolis, poi una discreta ripresa con l´Uomo che cade, ma l´impressione era che l´autore - come certe squadre di calcio che vincono tanto e poi si ritrovano "sazie" - faticasse a riprendesi dal tour de force del sommo (ma complesso) Underworld
Ecco, questi racconti a cui mi ero avvicinato con una certa diffidenza mi fanno ritrovare - in un arco che va dal 1979 al 2011 il miglior DeLillo - o quasi.
Trovo che la qualitá maggiore di questo autore risieda in una sorta di paradosso, cioé la combinazione di realismo e di una fuga laterale metaforica ed elusiva. E quei dialoghi che sono tanto artefatti da sembrare praticamente veri, in bocca a personaggi cosí spaesati - e allo stesso tempo in qualche modo "reali". Personaggi e dialoghi di cui razionalmente ti trovi a pensare "ma chi sono? chi vive cosí? chi parla cosí?" e che poi come una cantilena che non vorresti ascoltare ma ti entra in testa, ti trascinano nella loro logica, che poi é la logica di racconti che parlano di modernitá, di solitudini e di spaesamenti.
Se volessi essere retorico direi - in fondo in fondo parlano di noi, ma questo non lo so, non generalizzo, mi tengo un DeLillo ritrovato e consiglio la lettura di questa raccolta
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