MECCANICA DELLA CATTIVERIA
Questa é una recensione complicata, per motivi personali, perché il libro mi é stato consigliato da una persona, da un´amica che di solito ha un tasso di riuscita del 100% - consigli azzeccati/consigli dati.
Non é che il libro non abbia motivi di interesse, intendiamoci, ma mi sono sentito coinvolto (sempre di piú) in un gioco puramente intellettuale, puramente di cervello e anche un pochino meccanico, se vogliamo, giá dalla struttura puramente basata sul dialogo e "rigida", debitrice secondo me delle convenzioni di altri generi come la favole e la parabola (i 5 giornalisti che si avventurano nell´"antro" dello scrittore/mostro, i primi 4 che ne vengono respinti con perdite, l´ultima e donna che con la sua astuzia riesce ad abbindolare la bestia, qui il ricordo mi é andato anche a Goldoni e alla sua Mirandolina).
Il discorso credo verta sulla moralitá della scrittura, i rapporti tra scrittura e veritá, ma non é poi cosí importante trovare un messaggio, diciamo che fino a un certo punto mi sono goduto la sublime cattiveria e le arguzie del protagonista-Baubau-Tach, poi appunto il giochino mi é diventato non indifferente (altrimenti non lo avrei finito a tempo di record) ma appunto freddino, del tipo "Ok, fatemi vedere voi personaggi quanto siete arguti, e tu scrittrrice quanto sei abile nel dialogo e nello sbrogliare la vicenda" ma senza una vera necessitá e senza che mi si muovesse qualcosa dentro.
Non posso negare che la Nothomb sia brava, si vede che ha studiato, che domina riferimenti letterari, scientifici e filosofici, che ha letto (credo) i classici francesi, questo era il suo primo romanzo, le daró forse altre chance di convincermi, cosa che con questo libro non é accaduto.
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