Passa ai contenuti principali

THE SUNDAY CONVERSATION

LA RUBRICA PIGRA E RETROSPETTIVA

sulla Sunday Conversation




 Mi é facile questa volta concepire questa conversazione come un soliloquio (ancora piú del solito) fatto di libri.
Libri che hanno rappresentato delle svolte, dei forti "AH!", pronunciati tra me e me, esperienze di lettura che mi hanno segnato. E che magari fungano da spunto per chi mi legge.

É semplice ora amare Philip Roth, o comunque parlarne.
Quando presi il Teatro di Sabbath sulla scorta credo di una recensione entusiastica sul Corriere (era giá D´Orrico?) Roth veniva da una serie di Zuckerman probabilmente non ai vertici della sua produzione e dall´affascinante ma sostanzialmente poco riuscito "Operazione Shylock". Il Lamento di Portnoy si trovava solo in un´oscura edizione Leonardo (avevo tempo, e cercai in mezza Milano prima di trovarlo in una libreria dalle parti della Cattolica; ora lí c´é un wine bar).
Il Teatro con la sua sinceritá, la sua violenza, il suo muoversi al limite della pornografia, la sua scomposta allegria funeraria mi dette subito l´impressione di essere di fronte a un grandissimo scrittore, e a una di quelle opere che non si discutono. Qualche anno dopo arrivo Pastorale Americana...

Uscivo da Flaubert e da quello che secondo me é il suo capolavoro (L´educazione sentimentale) ed entrai in Musil.
Giá dall´incipit mi resi conto di essere di fronte a una creatura eccezionale, un mix di ironia, saggistica, romanzo, spiritualitá, impossibilitá a capire ed essere capiti (il vero tema del romanzo, secondo me).
Neppure avevo trent´anni, quando lessi L´uomo senza qualitá e dovrei riprenderlo in mano ora, probabilmente capirei molte piú cose ma quello che dico é che forse - di fronte a una lettura stupita e appassionata come quella di allora - non c´é poi tanto bisogno di capire.

Martin Amis e L´informazione. Chevvelodicoaffare. Qui il discorso é molto piú semplice, perché c´é credo per ognuno di noi uno scrittore che é il tuo scrittore. Che ti parla. Che riesci a seguire anche nelle sue opere meno riuscite. Lette le prime pagine dell´Informazione, avevo avuto l´impressione, poi confermata, che Amis fosse il mio scrittore.
Poi la storia é un grandissimo trattato sull´invidia, tema credo molto attuale in questi tempi di estrema, diffusa visibilitá di...tutti noi.

Ci fu un´esperienza di lettura che trovai immensamente affascinante anche se aveva tutti i presupposti per deludermi, con i suoi giochi combinatori, la costruzione matematico/scacchistica.
La vita istruzioni per l´uso di Georges Perec.
Ora, mi era chiaro che non sapendo giocare a scacchi e avendo un cervello ben poco matematico, non avrei potuto seguire il romanzo da quel punto di vista diciamo "strutturale".
Quindi provai a godermelo nei suoi personaggi, nelle vite descritte all´interno di quel palazzo parigino, nel tema della nostalgia, nelle piccole manie (piccole ma grandi quanto una vita) dei personaggi stessi.
Magari saró l´unico, ma il romanzo secondo me funziona alla grande anche da quel punto di vista ed é suggestivo, suadente come pochi altri che io abbia letto.

Ora tiro il carico da novanta perché chiaramente se dico Enrico Brizzi e Jack Frusciante é uscito dal gruppo uno pensa che mischio Aragosta, Ostriche e filetto di manzo cotto a puntino con un volgare Burger King.
In realtá mi rendo conto che il Jack Frusciante non é un capolavoro indiscutibile e che é parecchio derivativo (direi Salinger, Tondelli, no?).
Peró mi dette la consapevolezza che

a. delle volte una storia di amore adolescenziale puó (e deve) emozionarti. Appagarti. Come lettore, intendo
 b. non si vive di soli classici
c. c´é spazio per tutti, anche per scritture piú semplici, l´unico limite é ció che ti fa godere (da lettore)

Questo fu importante perché rischiavo davvero di chiudermi in uno snobismo che mi avrebbe portato secondo me a essere un lettore meno soddisfatto di quello che sono.

Oh, poi dovrei citare forse altri nomi e altre cose, Pynchon e il suo V. (tuttora il suo migliore e piú fresco, secondo me). DeLilo e il Rumore Bianco. Powers. Littell e le Benevole. Simenon in rappresentanza dei giallisti. E assolutamente Bellow e il suo Herzog.
Ma questa non deve essere una storia della letteratura, e se mi sono venuti in mente per primi i titoli di cui sopra, un motivo ci sará
***
Ah, Salinger.
Apprendo dal Corriere che il suo lascito letterario (parole semplici: i suoi romanzi non ancora editi) sono gestiti da una fondazione che li fará uscire poco a poco dal 2015 al 2020.
Non sono un grande salingeriano, ho letto chiaramente il Giovane Holden, e mi é "Piaciucchiato". Capisco la sua influenza su generazioni di scrittori, ma per esempio lo trovo invecchiato molto peggio rispetto a Fitzgerald ed Hemingway.
Sia come sia, Salinger scrisse tutta la vita. E si sará credo evoluto, sará cambiato rispetto al giovane scrittore che ci rese familiare la figura di Holden Caulfield (ah, quanto é bello il titolo originale, The Catcher in the Rye), quindi molta curiositá e attesa é lecita.
***
Saró alla Fiera del libro di Torino. Un paio di giorni.
Per recuperare tutti gli eventi e presentazioni ai quali per motivi di distanza geografica non posso essere.
Ho GIÁ scaricato la App e l´impressione é quella di un infinito Buffet, un Buffet che si estende per 10-15 grandi stanze, ognuna apparecchiata con 10-15 grandi tavoli, ognuno pieno di leccornie di ogni tipo.
Cercheró di razionalizzare, cioé pianificare prima (lasciandomi sempre spazio per qualche ripensamento) per non fare la fine del proverbiale asino...

Commenti

Posta un commento