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I MIEI SCRITTORI. FIRE AND ICE. IAN MCEWAN

UNA MODESTA RETROSPETTIVA

per Recensireilmondo



Non so se sia solo una mia suggestione: mi pare che nella letteratura inglese contemporanea Martin Amis sia "Fire", il bad boy, quello che a volte si specchia nella sua bravura, anche il polemista se vogliamo.

E poi ci sono due "Ice", ovvero Barnes e McEwan, gentiluomini già nell´aspetto, più trattenuti, più sul versante tranquilli, più piani e a volte mimetici nelle loro storie.

Concentriamoci su McEwan. Lui è proprio Ice, nel senso che nessuno di noi lettori credo sappia "chi è" Mc Ewan, quale sia la sua vera natura di scrittore, quale la sua storia, o per formulare la cosa un po´meglio dove finisca la sua urgenza di raccontare storie che di solito partono da un deus ex machina traumatico (pensiamo all´Amore Fatale, a Saturday) e scandagliano fondamentalmente il momento in cui un uomo o una donna viene messo di fronte alla propria mancanza di valori (o alla possibilità di sceglierne di negativi), e dove inizi il mestiere, il puro mestiere, ovvero il declinare la storia di volta in volta come giallo spionistico (Lettera a Berlino), pastiche scientifico (Solar) o meta-letterario (Miele).b

L´altra sua caratteristica è la scrittura piana, elaborata e ironica ma impassibile, distanziata, e nei casi migliori levigata alla perfezione, come certi bassorilievi tremendamente espressivi nel loro biancore marmoreo.

Confesso che sugli inizi di McEwan ho delle lacune. Dei suoi lavori "giovanili" ho letto Cortesie per gli ospiti, Cani Neri e Lettera a Berlino.

Cortesie e Cani Neri mi hanno lasciato un po´di amaro in bocca, mi sono sembrate storie troppo costruite, troppo consapevoli di sé, quasi dominate da una fin troppo scoperta volontà metaforica, mentre in Lettera a Berlino il puro piacere della trama, del romanzesco, l´elemento di genere (spionistico/guerra fredda) aiuta McEwan secondo me ad impossessarsi di un ritmo differente, a distanziarsi dalla pura e quasi "entomologica" tentazione di confrontare i suoi personaggi con la prevalenza del male. Insomma, per la prima volta mi pareva che lo scrittore si fosse "lasciato andare", regalandoci azione e pagine molto convincenti.

Non sfuggirà che dopo Cani Neri Mc Ewan si sia preso una pausa di 5 anni, alla fine della quale é uscito quello che secondo me è uno dei suoi capolavori, ovvero L´amore fatale (in originale ancora più bello, Enduring Love).
Qui ci sono tutti i suoi temi: l´evento traumatico, la casualità, l´ossessione, la follia ben mascherata, e la difficoltá a comunicare, quindi a capire (per sé) e far capire agli altri chi si è veramente.
Già le pagine iniziali con "l´incidente" sono secondo me magistrali.
È in questo libro - insieme a Saturday (di poco inferiore) - che McEwan è andato secondo me più vicino possibile alla "realizzazione di se stesso", se vogliamo della propria poetica.

Non per niente dopo questo tour de force lo scrittore - come spesso gli succede - si è preso una ulteriore e salutare pausa, con il leggero e ironico Amsterdam. Davvero godibile e con una trama perfettamente congegnata, anche qui McEwan però non sfugge a un certo compiacimento nel far finire i personaggi ESATTAMENTE in quelle trappole che lui aveva architettato per far godere noi lettori. Insomma una certa premeditazione che invece nell´Amore Fatale rimaneva fuori, e che rende questo romanzo secondo me più "ottimo mestiere" che "vera e ispirata creazione romanzesca".

Dopo Amsterdam un romanzo che per me è un vero casus belli nella produzione di McEwan, ovvero Espiazione.
A quanto ho visto, o lo si ama o lo si odia. Per me ha tenuto fede al suo titolo, nel senso che mi sono sentito davvero di espiare la mia colpa di voler leggere tutto o quasi di McEwan. Credo che il problema stia nel personaggio femminile protagonista, volutamente contraddittorio e antipatico. Pur comprendendo le ragioni di McEwan nell´addossarle una colpa "inespiabile" (quindi la domanda è: ci si può riscattare da una colpa simile?), ho perso subito la sintonia con Briony e patatrac! inevitabilmente con il romanzo.

Però ai miei occhi lo scrittore si é riscattato 4 anni dopo, con quello che dopo L´Amore Fatale è il suo capolavoro, e l´ultimo suo romanzo che valuterei come completamente riuscito.
Parlo di Saturday (Sabato). Lo dico con le mie parole, autocitando la mia recensione di allora...

"Mc Ewan ritrova le sue dimensioni di autore di "thriller mid-cult" o di "mainstream colto" con un romanzo appassionante e tutto sommato abbastanza complesso. si può leggere come un instant book (riuscito) sulla Londra pre-intervento in Iraq. si può leggere come una riflessione (tipica per Mc Ewan) sul caso e sul suo potere, e anche sulla morale (la contrapposizione salute-malattia, potere scientifico-frustrazione fisica) e in controluce sulla lotta tra classi. si può addirittura leggere come una riflessione sul ruolo dello scrittore trasfigurato nel personaggio di Perowne, appunto ritratto nel suo "potere" di disporre del cervello del paziente-lettore. qui si leggano anche alcuni giudizi di Perowne (o di Mc Ewan) su Flaubert e sul realismo magico, ma anche l´ironica, parodistica affermazione (cito liberamente) "si può vivere senza storie". si può leggere infine come una prova di virtuosismo da parte di Mc Ewan. cosí come esistono attori dei quali si dice "potrebbe pure recitare l´elenco del telefono", allo stesso modo Mc Ewan, nel suo consueto stile asciutto e (guarda caso) chirurgico, rende interessanti pagine di descrizioni di operazioni al cervello, partite di squash, nonché l´intero armamentario poetico del tronfio John Grammaticus e della figlia di Perowne, Daisy..."

Ho citato questo brano un po´lungo perché senza falsa modestia mi pare che riassuma molto bene alcune delle caratteristiche principali di McEwan. 

Dopo Sabato è venuta la Domenica (perdonerete la battuta sciocca) ovvero un po´di meritato riposo e di pilota automatico.

Diciamo questo: Chesil Beach è leggero e gradevole, da uno spunto tutto sommato piuttosto sfruttato (la nascita e contemporanea fine di un´amore) vengono fuori pagine convincenti, ma si tratta evidentemente (anche nelle dimensioni) di un romanzo di "alleggerimento":

E poi Solar ovvero McEwan che incontra (finalmente, visto che la fascinazione c´era già in opere precedenti) la scienza. Pare quasi che McEwan si sia sfidato a rendere leggibile e interessante un tema sinceramente noioso e di far sì che il lettore - di fronte a tanti personaggi tutti gretti e odiosi - si identificasse con il più gretto e odioso di tutti.
Insomma, sfida riuscita, ma siamo già al prestigiatore che incanta tutti con i suoi trucchi, sai che lo sono (trucchi appunto), ma decidi per un paio d´ore di lasciarti incantare, per il piacere dello svago.

Discorso simile per il poco riuscito Miele. Un´occasione perduta, poteva essere il romanzo in cui McEwan parla di scrittori e letteratura, uno sguardo dall´interno un po´come Amis aveva fatto con L´Informazione, ma tutto rimane secondo me a livello molto superficiale, con intrecci e sorprese un po´telefonate e un´altra protagonista donna - dopo Briony - che non spicca per simpatia.

Ho saltato - forse proprio per la delusione - La ballata di Adam Henry, mentre mi sono goduto il penultimo e spassoso Nel guscio, una variazione e attualizzazione dell´Amleto, una roba manieristica con un feto che parla che in mano ad altri scrittori sarebbe finita in disastro e che invece McEwan conduce con tecnica eccezionale e costante interrogazione sul tema - a lui consueto - di quanto in basso si possa spingere l´uomo, la sua miseria.
Per quanto concerne invece l'ultimo Macchine come me, l'ho trovato ancora superiore, all'altezza dei migliori romanzi di McEwan, qui abilissimo (magistrale) a conferire umanità, humor e interesse (interesse romanzesco, trama, dialoghi) a un altra tematica potenzialmente pericolosa, quella del rapporto tra uomo e macchina senziente.

Insomma dopo un paio di romanzi non propriamente a fuoco, è arrivata una dimostrazione che questo scrittore è ancora sul pezzo, e ancora gioca con la scelta dei temi, con l´idea fondante, con un approccio molto sicuro di sé, con l´ipotesi di poter scrivere - costruire romanzi - su qualsiasi cosa.

Di certo volendo leggere e giudicare almeno Lettera a Berlino, L´Amore Fatale e Sabato, è e rimarrà difficile comunque togliere a McEwan il ruolo di campione in un certo modo allo stesso tempo colto e mainstream (ahimè mi ri-autocito) di interpretare la letteratura contemporanea, i disagi dell´uomo moderno e l´irrimediabile presenza del male nelle nostre scelte. E tutto questo, senza mai abbandonare ironia, divertimento e scrittura eccelsa.

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