FILE UNDER: PROVINCIA CRONICA
AUTORE:
PEE GEE DANIEL
TITOLO:
IL POLITICO
CASA EDITRICE:
GOLENA
LINK PER APPROFONDIRE:
recensione con intervista
Questo é un romanzo che non avrebbe MAI dovuto piacermi e invece mi é piaciuto.
É romanzo a tesi ed é instant Book.
É il primo in quanto viene descritta la carriera di un perfetto idiota (ci torneró piú tardi) all´interno di un movimento politico dalle tinte poulistico-xenofobe che assomiglia terribilmente a una Lega Lombarda imbruttita e incattivita (almeno spero, cioé spero non sia GIÁ cosí).
Ed é un instant Book sostanzialmente per lo stesso motivo.
L´autore sottolinea questo aspetto diciamo "ideologico" descrivendo con stile neutro e particolareggiato i meccanismi su cui il Movimento intende basarsi, su quali paure vuole fare leva, quale grettezza vuole andare a solleticare, quale ignoranza vuole andare a coltivare per conseguire il successo politico.
Come molti altri lettori, sono (o credo di essere) uno della scuola "descrivimi e non spiegarmi" e invece Pee Gee spesso spiega.
Ma funziona, per la maggior parte del tempo funziona.
Perché?
Perché secondo me ci si mantiene comunque su una misura breve, per cui il libro é una notevole e secca sassata. La storia insomma finisce (in maniera un po´canonica, devo dire) laddove probabilmente si sarebbe esaurita da sé.
Per lo stile, non solo per gli aspetti che dicevo sopra, ma anche per l´uso di una lingua pulita spesso screziata da un "basso" parlato nord-italiano (esempio tipico: l´utilizzo del verbo fare su), che riesce davvero a far immaginare la realtá provinciale un po´squallida, chiusa di cui si parla.
Per i personaggi di contorno, l´Ideologo, e poi il "piccolo duce" Sarajevo, e ancora Maria Elena, personaggi che paragonerei ai "caratteristi" che una volta andavano a valorizzare i ruoli minori o secondari o comunque da non-protagonisti della commedia all´Italiana (magari opportunamente tinta di nero).
E il protagonista principale? É il deus ex machina della vicenda, ma paradossalmente il personaggio piú debole, perché quello che piú soffre della struttura della storia. Lo vedrei come un Bateman sfigato, o come un Bateman unito a uno di quegli Dei lovecraftiani cattivi ma idioti e gorgoglianti al centro della terra, cattivi per idiozia, o cattivi senza sapere perché, indifferenti a tutto se non (appunto) all´apllicazione di un loro primordiale (si veda la scena d´apertura) maligno istinto.
Non so quanto bene potrá invecchiare questo libro, e forse non importa. Non sono neanche tipo di lettore o recensore da sottolineare comunque il contributo sociale di un´opera, in quanto contributo a creare un dibattito e quindi a muovere le coscienze.
Io ne ho appunto apprezzato la natura di commedia nera, provinciale, parossistica ma con delle radici realistiche, insomma con una riconoscibilitá di fondo che alla fine (ripeto) mi sembra la vera vocazione dell´autore: uscire in paese, nella provincia, stupirsi di quello che gli succede attorno, e provare a descriverlo, se vogliamo a esagerarlo, a esorcizzarlo forse?
Commenti
Posta un commento