THE UNFORTUNATES - IL BOOK IN THE BOX
Ah, il Book in the Box. ma allora anche in Italia si fa editoria intelligente e coraggiosa.
ricordo ancora l´ammirazione del libraio nella mainstreamissima Feltrinelli di Assago ("finalmente qualcuno che compra BS Johnson").
L´autore é stato una referenza di Jonathan Coe - nel senso che scrivendone l´autobiografia (Come un furioso elefante) mi ha incuriosito.
E certamente la forma stessa del libro, inscatolato, con i suoi 27 foglietti o fascicoletti tenuti insieme da una fragile fascetta, contribuisce alla sesnazione di trovarsi davanti a un unicum.
Quale é il concetto? A parte il primo e l´ultimo "foglietto" il lettore é invitato a leggere gli altri nell´ordine desiderato, mischiandoli (come io ho fatto). questo rende o renderebbe sulla pagina l´accumularsi quasi casuale, situazionale, dei pensieri del protagonista, un giornalista sportivo aspirante scrittore in trasferta in una città dove viveva un suo amico morto atrocemente giovane di cancro.
Al di là di tutto, il romanzo funziona, e stranamente funziona più sul piano della pura narrazione che su quello sperimentale. o meglio: il fatto di leggerlo in maniera casuale diverte ma non incide particolarmente, quello che colpisce é la particolare politica del ricordo impreciso e casuale e quindi talvolta "ingiusto" (unfair) portata avanti dall´autore, il ritratto nostalgico dell´Inghilterra di provincia in quei tempi pre-tatcheriani (credo peraltro che un David Peace possa essere stato un avido lettore di Johnson), la scrittura talvolta spezzata, talvolta ellittica credo debitrice di un Joyce, un Beckett e alcune pagine davvero potenti sulla malattia.
Un´esperienza di lettura particolarmente riuscita, che invita alla riscoperta di questo autore (che spero passi attraverso la ripubblicazione di altre opere - inscatolate o meno).
PS: il titolo inglese The Unfortunates é tanto più affascinante di quello italiano...
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