IL 2013 NEI SUOI NOMI
Chiaramente é tutta una interpretazione personale; per alcuni sarà stato l´anno delle sfumature, delle trilogie erotiche. Al di là dei libri che si sono letti, alcuni eventi, alcune tendenze possono magari essere commentate, accennate. Proprio perché é una cosa personale, ci sono in mezzo cose magari uscite nel 2012 ma che IO ho letto nel 2013 ma che credo non sia del tutto arbitrario collocare qui.
Il ritiro di Philip Roth; da confrontare con l´ultimo debole libro di Milan Kundera. Anche nello sport ci sono atleti che preferiscono uscire di scena al top della forma o appena dopo. Leggo così il pur doloroso addio di Roth alla scrittura. Che poi tra ristampe (aspettiamo ancora "Il grande romanzo americano") e Zuckerman che per ora ho evitato, ce ne é da leggere.
Il romanzo della terza etá: Auster, Barnes, Amis (tecnicamente lui nel 2011 con La Vedova Incinta). Grandi scrittori raggiungono l´etá dei bilanci.
Auster ragiona in due capitoli (Diario D´Inverno e Notizie dall´Interno) sul passato, sulle scelte, ma ancora di più sembra interrogarsi - quasi fatalisticamente - su ansie, vizi, codardie, banalmente sul proprio corpo, il suo splendere e poi il suo decadimento. Parla molto chiaro, diretto, da scrittore a a lettore. Sembra dirci: ma si, che é psicosomatico, state tranquilli.
Barnes mi piace immaginarlo come un pacato gentleman inglese; in Il senso di una fine ci parla con forza tranquilla ma incisiva di come ambizioni e passioni si spengano nel tempo, e di come a volta anche il fedele compagno rimpianto si asciughi, per lasciar spazio a...a una lenta e rassegnata attesa?
Nell´inferiore Livelli di Vita, é il capitolo dedicato alla moglie ad affrontare di petto il tema della morte e del peso portato da chi rimane.
Amis affronta la cosa a modo suo, ci gira intorno, gioca col problema, satireggia, da par suo parla di sesso, sembra uno di quei bimbi che più vedono che i genitori vogliono portarli a letto, più si scatenano e si fingono allegri (seppur siano stanchi). Il momento della verità é solo rimandato.
DFW: la (ottima) biografia ha dato la stura a un ritorno di interesse per Foster Wallace (non che si sia mai spento, beninteso). Avendo letto la sua biografia stessa e un paio di saggi dico che DFW é praticamente un corso di scrittura creativa "vivente" (vivente nei suoi libri) ed era scrittore e uomo in possesso di una sensibilità fragilissima e di un intelligenza...direi imbarazzante nel senso che quando lo vedi ritratto, o lo leggi lo senti che con i suoi collegamenti, la sua ironia, le sue conoscenze ti lascia indietro. Tutto questo é un auto-invito a riscoprirne la narrativa pura.
I maghi delle trame/il romanzesco: non sono adatto a commentare i vari best-seller da classifica, perlopiù non li conosco.
Uno però ho DOVUTO leggerlo, il celeberrimo Harry Quebert; anche criticato, ma credo si tratti di un buon prodotto di intrattenimento, di quelli che riescono ogni tanto a fare il mezzo miracolo di farsi leggere indifferentemente da lettori forti e lettori deboli, senza però essere puri casi mediatici alla "Versetti satanici" (immagino sempre con un ghigno chi lo abbia comprato pensando di trovarci dentro elementi scandalosi eclatanti a giustificare la Fatwa).
E per motivi legati al Blog, ho fatto la conoscenza (fisica e non) di Ildefonso Falcones e di quel Feuilleton "fatto bene" che - appunto perché fatto bene - pur con elementi fortemente tradizionali e certo non spingendo granché sul pedale del coraggio, può farsi leggere anche da un cd. "lettore avveduto"
Volo: ho voluto farmi una mia opinione sul "fenomeno italiano del momento". Ahimè, é come bere una birra analcolica e pure calda e confrontarla con un bel boccale di bionda ghiacciata e appena spillata. Puoi farlo, non fa male, ma non dà alcun piacere.
Detto questo, contestarne la legittimità a esistere e sopratutto attribuirgli tutti i mali di un paese che legge poco, legge male etc..etc... é ridicolo e un po´puerile.
New italian writer (e non solo): occupiamoci piuttosto delle nostre eccellenze scrittorie. C´é una generazione di giovani scrittori italiani che vogliono confrontarsi ad armi pari con i colleghi UK e US, affrontare la realtà e le sue sfaccettature, e il modo di raccontarla, che può essere solidamente realistico (Latronico, ottimo documentarista ma un po´carente sul piano della pura lingua) o procedere per squarci, incantamenti, se vogliamo anche bozzetti (il talentuoso Cocco, assolutamente da seguire).
E poi: Genovesi (Ammaniti 2.0), Scibona.
E ancora Siti, la sua autofiction a volte tracimante realtà, politica e idee. Perissinotto che affronta gli stessi temi (modernità, innanzitutto) da un ottica più fredda, descrittiva, meno coinvolta, se vogliamo più romanzesca.
E il più talentuoso di tutti che per me é e resta Piperno.
Ah, e per chi intona alti lamenti sulla cattiveria dei grandi editori, i Feltrinelli Indies, una partnership tra il "colosso" milanese e le varie Nutrimenti, Transeuropa etc...che fanno un lavoro di scoperta e talent scouting meritorio.
Ma l´editoria italiana é in salute? Io dico di sì, sul piano della propositivitá, della qualità, della voglia di scoprire e far conoscere.
A dire il vero poi ci sono editori che sanno e vogliono comunicare, e altri che non solo non hanno sviluppato affinità con i nuovi media, ma pure con quelli vecchi hanno qualche problemino.
Ma questa é un altra storia...
Commenti
Posta un commento