UN AMORE
Settembre 1972 del poeta e scrittore ungherese Imre Oravecz viene definito dallo stesso autore un "romanzo in versi" ed è stato in patria, alla pubblicazione nel 1988, un caso letterario.
Ci troviamo ora tra le mani la nuova edizione 2019 di Anfora, piccola e valorosa casa editrice specializzata appunto nella letteratura magiara.
Per Settembre 1972 io parlerei di prosa poetica piuttosto che di romanzo in versi, ma sono sofismi. Si tratta di 99 "istantanee su un amore", dalla sua nascita, al distacco, alla riflessione ex-post, che la parte maschile della coppia dedica all´amata di una volta, rivolgendosi a lei con la seconda persona singolare, posizionandosi a mio modo di vedere in un territorio immaginario tra le Lettere a Milena di Kafka e la lirica alla Benedetti/Salinas.
Le istantanee sono condotte con un linguaggio aperto, a tratti torrenziale, che non si cura appunto della precisione realistico-romanzesca (questo attendendomi a convenzioni ormai superate, ma che uso per comodità) giustificando appunto la definizione riportata nelle prime righe.
Credo che proprio ritmo e qualità della scrittura siano tra i principali punti di forza del libro, ci scorrono agilmente davanti agli occhi due vite, una coppia, una separazione, e poi i tradimenti, gli e le amanti, i rimpianti, l´invecchiamento, i figli, la malattia, i diversivi; il linguaggio è plastico e movimentato, come si conviene a un poeta, si alternano scene madri, diciamo primarie, e il sottofondo della vita vera, ordinaria, comune, con le sue abitudini e convenzioni. Questo ritratto di una coppia e di un amore non è mai prescrittivo, definitivo, con pretese di esaurire il tema: Oravecz mi pare lasci aperte tutte le questioni, in un continuo dialogo tra reale e possibile e immaginario.
Il libro è attraversato da una continua tensione lessicale, quasi febbrile, che restituisce il tema della tensione (emotiva, di controllo, erotica) tra i sessi, secondo me vero filo conduttore dell´opera. Facile incontrarsi, facile perdersi, semplice trovare storie di letto, semplice il distacco, semplicissimo un rimpianto inconcludente e malmostoso - difficile attingere nuovamente alla purezza iniziale di un possibile unico vero amore della vita, nuovamente facile abbandonarsi alla miseria delle piccolezze umane, tra recriminazioni e mera brama di possesso (di sentimenti, di beni): queste alcune delle possibilità, delle conosciute (ma non completamente conoscibili) realtà che Oravecz sembra provare a trasmetterci.
Anfora ha quindi il merito di riportare in auge un libro (al di là delle definizioni fluide: romanzo, poesia) movimentato, interessante e peculiare, consigliato soprattutto agli spiriti romantici e interessati alle dinamiche amorose e sentimentali (mistero sempre uguale, sempre cangiante) qui portate sulla pagina da un ottimo scrittore.
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Informazioni sul libro
Imre Oravecz - Settembre 1972
Traduzione di Vera Gheno
126 pg.
Ed. Anfora 2019
Attualmente in commercio
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