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LIBRI E RECENSIONI. GIORGIO FALCO - IPOTESI DI UNA SCONFITTA.

EPICA DEL DISADATTATO

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Avevo finito il 2016 tra precarietà, nord-est avido e ingrato, e un´identitá (scrittoria) ancora da raggiungere con il bel Works di Vitaliano Trevisan e termino il 2017 tra precarietà, nord/nord-ovest avido, livido e ingrato e un´identità (scrittoria) ancora da raggiungere con questo Ipotesi di una sconfitta di Giorgio Falco, ambedue per Einaudi.

C´è insomma di che riflettere, se il lavoro stabile rifiuta o viene rifiutato, se il paesaggio brullo e informe è costellato dagli immancabili capannoni, se i nuovi padroni del vapore sono evasori fiscali o piccoli manager arrivisti e maligni, se l´unico sbocco possibile è nella letteratura, un riscatto ragionevole, ma per pochi, e - almeno nel caso di Falco - una scelta di esclusione.

In effetti al di là delle similitudini tra le due opere (non parlerei di romanzi), mi pare che Trevisan si contraddistingua per un maggiore vitalismo, un più spiccato orgoglio per le proprie scelte, un culto solidarista per il lavoro manuale e per l´opera di artigianato, una pacificazione finale, mentre Falco - ed è quasi agghiacciante pensarlo per uno scrittore attorno ai cinquant´anni - applica pratiche di esclusione e disadattamento, si disagia in scenari cupi e apparentemente privi di riscatto, limita al massimo i personaggi positivi (sostanzialmente degli esclusi come lui si descrive) e pare regalare pochissima speranza e quasi tutta racchiusa nelle pagine scritte o ancora da scrivere.

È questa la storia - aperta da un riuscito, affettuoso e in parte straziante prologo sulla figura del padre - del rapporto dello scrittore con il mondo del lavoro, della produzione, ed è incredibili quanti imprenditori gretti e disonesti, middle manager o team leader inetti e arrivisti, colleghi rassegnati o robotici nella loro adesione a una ineludibile burocrazia Falco incontri. Una percentuale di successo (o insuccesso) del 100%, che per l´esperienza di chi al momento scrive, per la mia esperienza, non ha riscontri o precedenti, tanto da far pensare (e lo scrittore, con una certa disarmante franchezza e onestà, ci aiuta in questo senso) che il disagio sia tutto interno, che la capacità di adattamento alla vita adulta sia rimasta a uno stato invece appena post-adolescenziale, la giaculatoria di chi non trovando nel mondo circostante risposte ai propri dilemmi e tormenti, interpreta tale realtà come ostile, ingiusta, crudele e manipolatoria.
Tutto logico, e tutto già visto, mi verrebbe da dire, tanto che separerei nettamente il giudizio letterario sul libro da quello sociologico: decisamente positivo il primo, Falco ha scrittura analitica e a tratti visionaria, tratteggia scene suggestive e ben costruite, sa anche ironizzare e ha una mano plastica nel rendere la (indispensabile) galleria di personaggi incontrati nelle varie esperienze, preoccupato e come minimo dubitativo il secondo: la visione nel mondo che esce da questo libro è direi desolante, lontana da quella ricerca di un senso oltre la depressione e l´inadattabilità che si avvertiva nel libro di Trevisan, o da quell´anelito ribelle ma non completamente distruttivo contenuto nel pur sotto alcuni aspetti discutibile Cartongesso di Francesco Maino.

Se l´unica soluzione è la letteratura (e addirittura - piccolo spoiler - il sogno della Legge Bacchelli! A 50 anni!), se gli adulti che si sono adattati a una vita di ufficio o impresa sono tutti cattivi, o disonesti, o al soldo del padrone capitalista, allora saremo davvero pochi a salvarci, ma se la salvezza è quella delineata da Falco specie nelle ultime e solo apparentemente più pacate pagine, allora forse al purgatorio inerme di chi osserva atterrito l´apocalisse occidentale o in particolare italiana è preferibile l´inferno magari inconsapevole di chi rimane unità di produzione.

Credo e spero si sia compreso dove voglio arrivare: arriva un momento in cui pur con la nobilita degli intenti e come già evidenziato una notevole abilità scrittoria, il lettore comunque vorrebbe altre strade e magari altre soluzioni per descrivere in particolare il nostro Nord industriale, qualcosa che vada oltre all´anti-epica del capannone, della fabbrichetta, dell´avidità pur imperante.
In questo senso, spererei (ma non penso) che questa Ipotesi di una sconfitta possa sancire la chiusura di un´epoca e di un certo tipo di romanzo e che i vari Falco, Moresco, Genna, Nove (scuserete per gli accostamenti, ma ho messo insieme alcuni autori che per me sono il combinato disposto di nichilismo-apocalisse-invettiva) comincino a trovare modi diversi - magari guardando oltreoceano - e a crescere. Sì, a crescere.


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Informazioni sul libro

Giorgio Falco - Ipotesi di una sconfitta
Ed.Einaudi 2017
392 pg.
Attualmente in commercio 

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