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LIBRI E RECENSIONI. DAVID MEANS - IL PUNTO.

I VETRI TRASPARENTI DELL´OFFICINA

Libro Il punto David Means


David Means è tra quegli scrittori americani che piacciono ai critici, di cui qualcuno ogni tanto pensa o dice "colpevolmente ignorato in Italia" e che con Il punto, sua raccolta di racconti uscita per Einaudi un paio di anni fa, ha continuato a essere sostanzialmente ignorato. Posto che qualcosa potrebbe cambiare con il suo primo romanzo uscito nel 2016 negli Stati Uniti e previsto per noi in autunno da Minimum Fax (oh, gli scrittori di racconti che devono convertirsi alla forma lunga), questo libro ci mostra uno scrittore di talento ma non dissipa eventuali dubbi su una probabile sotto- o sopravvalutazione.
Il talento in effetti negli Stati Uniti si spreca, e uno scrittore non deve essere bravo, ma bravissimo, se vuole distinguersi.

In questi racconti si varia tra il decisamente convincente e l´ozioso, lo scrittore si aggira nei territori di un postmoderno molto consapevole di sé seppur non privo di sentimento e di capacità evocativa: Means è onnipresente in queste storie, che effettivamente hanno tutte (o quasi) una deriva del "come avrebbe potuto essere", come incisi del racconto (come se fosse lo scrittore stesso a prendere la parola) o tramite i pensieri di un personaggio si immaginano scenari alternativi, o si anticipano le volute del racconto stesso, in questo senso gioco letterario-combinatorio e doing of sono due delle caratteristiche precipue della modalità dell´autore, cosa che a volte riesce, a volte risulta un po´stucchevole e ripetitiva. L´officina dello scrittore appare insomma qua e là troppo esibita, noi ci fidavamo anche senza dover per forza vedere i suoi strumenti perfettamente cromati e quel tavolo da lavoro asettico.

Nei vertici Means riesce a toccare corde importanti di nostalgia e alienazione urbana, tra i racconti decisamente riusciti metto l´iniziale ed enigmatico I colpi e il composito e sentimentale Leggendo Cechov, altri - quelli oziosi - soffrono un po´da quella sindrome americana che chiamerei "il mio perfetto saggio di scrittura creativa", cosine formalmente perfette e benissimo congegnate, ma un po´fredde, se non prive di nerbo. Anche in questo caso parliamo di due, massimo tre racconti, si conclude, pesando alti e bassi e facendo la tara al resto (che ha un sovrappeso di momenti avvincenti)  che il valore medio è elevato o comunque superiore alla media, ma direi non tale da elevarsi dal mucchio, non superiore o paragonabiole ad esempio a un Chabon, a un Lethem, a un Saunders, ma per dirne uno emerso negli ultimi anni e tutto sommato non dissimile e non ancora completamente "canonizzato" (parlo di canoni moderni e quindi probabilmente destinati a una certa fluidità) nemmeno a un Lerner.

Detto questo, vista la nomination al Man Booker Prize e la maniera in cui Minimum Fax lo sta posizionando, attenderei il romanzo per promuovere o rimandare ulteriormente.

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Informazioni sul libro

David Means - Il punto
Traduzione di Silvia Pareschi
Ed. Einaudi 2014
194 pgg.
Attualmente in commercio

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