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MUSICA. BAUSTELLE - L´AMORE E LA VIOLENZA

SENZA PAURA ALCUNA

L´amore e la violenza

 In Italia difficilmente si perdona chi ha successo, I mistici era arrivato al quinto posto, Fantasma al secondo, questo L´amore e la violenza secondo me entrerà al primo, logico che nascano queste idiosincrasie, quei poveretti che si sentono in dovere di dirci quanto non sopportano i Baustelle (un po´come io faccio con gli U2, quindi niente di male).

Poi esiste un aspetto più musicale: il look da dandy o maledetti, il vocione baritonale di Bianconi, l´uso consapevole del kitsch e dei citazionismi, il gusto per il ritornello pop ai limiti dello sbracamento, così come spesso ai limiti del pastiche o della ricerca dell´effetto radicalchic/midcult sono i testi.

Tutto sommato la musica può essere un affare molto complicato, ma anche molto semplice. Normalmente chi sa scrivere canzoni, vince e convince e Bianconi le sa scrivere (anche se non sempre cantare dal vivo) e sa trovarsi chi gliele arrangia e gli dà la veste sonora dovuta, tanto che la carriera dei Baustelle proprio per questa combinazione di testuale e musicale assomiglia a un continuo concept, l´elettronica degli inizi, i suoni poliziotteschi de La malavita (ok, c´era molto di più), l´aspetto sinfonico di Fantasma e così via.

Dopo i 70 e più minuti di quest´ultimo, lo sforzo orchestrale, Stockhausen, Meassiaen, gli stacchetti, le canzoni da 5 o 7 minuti, il duo Bianconi-Bastreghi torna al pop (come se lo avessero mai abbandonato), lo dichiara, si libera di orchestre e archi, riprende modalità di Sussidiario e Moda del lento, e li combina con una capacità ormai matura e consolidata di scrivere canzoni e di giocare coi limiti che dicevo sopra e di rischiare in ogni momento di strabordare per eccesso di ambizione ed esuberanza.

Difficilissimo fare gerarchie per chi ama i Baustelle. Direi che come primo impatto è stato meno dirompente rispetto a Fantasma e forse anche ai Mistici, ma può non voler dire molto, immagino che nel medio periodo da questo disco estrapolerò quelle 4-6 canzoni instant classic che diventeranno parte delle mie liste sempre più corny.

Azzardo un parere canzone per canzone.


Love
Apertura strumentale che confonde le acque riprendendo un po´ di magniloquenza alla Fantasma, seppur rivestita di pop. Giusto per entrare in atmosfera.

Il vangelo di Giovanni
Inizio lento-salmodiante che pure confonde le acque, ma solo fino al ritornello che è puro Battiato (quindi ricorda sensibilmente anche Max Gazzé) epoca Patriots-La voce del padrone, siamo oltre al citazionismo, c´è una reale ispirazione di voler proprio rifare quei suoni e quelle canzoni, e qui direi che riesce molto bene, con quella personalitá baustelliana che nasce soprattutto dalle due voci e da alcuni accorgimenti nell´arrangiamento (esempio l´uso degli archi sintetizzati nel finale dove peraltro entra un parlato pure spiccatamente battatiano).

Amanda Lear
Primo singolo a presa super-rapida che davvero ritorna ai suoni de Il sussidiario, dopo l´inizio su un tappeto di sequencer e tastiere il ponte azzecca la prima vera melodia dal tiro memorabile di questo album prima del ritornello che è un classico dondolante baustelliano e dove la solita imperturbabile Rachele si prende la scena. Canzone radiofonica, funzionale e indubitabilmente furbesca.

Betty
Cosa gli vuoi dire a un ritornello così? Unisce un universo testuale vagamente Vasco Rossi a una melodia semplicemente perfetta, in senso pop ovviamente, può far storcere il naso ad animi meno semplici del mio e sostenitori delle varie astruserie glitch-impro-hypnagogic che vanno per la maggiore oggi. Ma è un ritornello, direi una sorta di ritornello perfetto, anche nel suo comparire inaspettato dopo una strofa tra pacato e melodrammatico accompagnato da una tastierina-organo che non faceva presagire tale lirismo. E il testo di Bianconi si avvicina pericolosamente alla poesia o al micro-racconto in forma di canzone.

Eurofestival
Tra la strofa in cui Rachele "espone" il testo accompagnato da una chitarra geometrica tra Battiato e Ligabue (sì, Ligabue) e il ritornello in cui la stessa si traveste da Paola Turci, il citazionismo è ai suoi massimi, tanto che non si può essere veramente certi di cogliere tutto e quindi di non mettersi nella condizione di essere colti in fallo (mi sto perdendo qualcosa di fondamentale? I Blur? Qualche vecchia band brit-pop? Giuni Russo? Finardi?), canzone oggettivamente non indimenticabile e proprio per questo irresistibile, inclusa l´invocazione finale di Bianconi (vuole essere portato via da qui, e non vuol più cantare così).

Basso e batteria
Titolo programmatico per un funky vagamente disco-anni ´80/italodance anche nell´effettistica (voci doppiate, inserti di coro campionati), la vera cosa memorabile è quando Bianconi dice "ti ha lasciato un figlio, Foster Wallace e tre maglioni". Sinceramente mi pare prevalgano qui una certa ricerca dell´architettura e delle atmosfere rispetto a un gusto melodico un po´appannato, forse un piccolo passaggio a vuoto.

La musica sinfonica
Inizio con slappati di basso e archi campionati (di nuovo terreno Battiato e suoi seguaci), voce affidata a Rachele prima di un altro ritornello super-pop che sembra l´imitazione/calco di tanti ritornelli della nostra tradizione melodica, solo che lo fanno i Baustelle e sembra anche la sublimazione di quei ritornelli, un classico sing-a-long baustelliano trito e - un´altra volta - semplicemente irresistibile (perché alla fine la differenza la fa appunto il fatto di saperli scrivere, questi refrain, queste melodie, vedi alla voce La natura ad esempio). E chi ha nel 2017 il coraggio di chiudere una canzone con "Vivere..." su chitarra spiccatamente Battiato dell´epoca Patriots?.

Lepidoptera
Su una base elettronica Bianconi si produce in una sua mimesi Tenco-Brel con melodia che cangia e si avvoltola su topos da canzone classica italiana, dal punto di vista della costruzione e della versatilità delle melodie direi un pezzo più complesso rispetto alla media di questo disco (ricordate Follonica?), la costruzione atmosferica è all´altezza del tentativo, tra coretti, l´ingresso di un flauto, e un finale sospeso.

La vita
Mi son detto: oddio. Oddio ma questa è una canzone di Sanremo. O è Battisti? O era Marco Masini, quella che aveva vinto Sanremo anni fa, quella con la chitarra jingle-jangle? E sentite il ritornello, è proprio da festival, un classico, giustamente qualcuno ha scritto che potrebbe essere una canzone scritta per Mina, o potrebbe essere Giorgia, anche la combinazioni di due luoghi comuni della canzone melodica (la strofa andante con inserti di tastiera e chitarrina saltellante + il ritornello in sospensione lirica) riesce. Oscenamente pop, ha ragione Bianconi, e ai limiti del geniale, ma soprattutto una bellissima canzone. E poi ce lo dice proprio lui - è solo immagine, è tutta estetica.

Continental stomp
Torniamo ad atmosfere polizziottesco-italodance tipiche del periodo Malavita-Amen, i ragazzi citano se stessi per 52 secondi per introdurre...

L´era dell´acquario
...ovviamente continua e contigua alla precedente, con il basso nuovamente slappante ad accompagnare il duetto Bianconi-Bastreghi, in linea anche il ritornello molto discomusic/Donna Summer, filtrati dalla consueta sensibilità ironico-melodica di Bianconi.
Per mia deformazione apprezzo un po´meno i Baustelle quando fanno i funkettoni, in effetti questa si situa un po´sopra Basso e batteria ma mi pare un altro momento non completamente a fuoco.

Ragazzina
Eh sì, c´è Lucio Dalla ma soprattutto De Gregori (citato quasi alla lettera nell´ "uuuh" in cui sfocia la melodia principale), insomma i Baustelle non si negano nulla, il citare è anche allo stesso tempo un entrare in competizione, e la competizione ha senso, c´è questa tradizione, e Bianconi la fagocita, la omaggia, la rifà, e facendo tutto questo non risulta stucchevole, e anzi commuove, e poi anche qui veramente c´è il coraggio di rischiare tutto, vedi il finale atmosferico-chitarristico con la sub-melodia reiterata su sfondi di chitarre, tastierini e aperture corali. Che dire? Delizioso.

Sono i Baustelle insomma, che mai come in questo disco credo abbiano voluto fare i conti con se stessi, con la propria evoluzione, con la tradizione della canzone italiana, e prendersi una pausa dall´aspetto più concettuale. Non penso sia il loro disco più riuscito, a impatto mi pare meno de La malavita, dei Mistici e di Fantasma, ma non è importante, è ovviamente un disco bellissimo e da consumare compulsivamente, come spesso la vita sa fare con l´amore e lo stesso col sesso.

 

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