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LIBRI E RECENSIONI. KAZUO ISHIGURO - NON LASCIARMI

LA NOSTALGIA DEL FUTURO


Non lasciarmi



Il mio primo Ishiguro, e non sono deluso: una lettura raffinata, ipnotica, ansiogena, ricca di tensione, nel costruire la quale lo scrittore giapponese naturalizzato britannico mi ha ricordato alcune cose di McEwan.

Questo é un romanzo di idee e mestiere allo stesso tempo: idee perché é riflessione su identità, ricordi, passato, destino; mestiere perché parte da uno spunto "forte" e molto romanzesco, che si muove tra generi come la love story, la vicenda di formazione, il thriller virato nostalgico.

Ishiguro crea un´atmosfera di malinconia e inquietudine con economia di mezzi e grandissima onestà (senza effettacci e ricatti emozionali, insomma), con un linguaggio alto e in qualche modo puro che si adatta alla particolare visione del personaggio che racconta (ingenuo - ovvero "non onnisciente" - per costrizione); terribili segreti si nascondono dietro la vita apparentemente protetta dei protagonisti, ma il lettore li viene a sapere poco a poco, e questo non fa che aumentare l´impatto di una narrazione serrata e coerente, senza pagine o vicende o descrizioni superflue.

Non so se sopravvaluterei l´aspetto politico/ucronico citato nella quarta di copertina, sarebbe fin troppo facile cadere in espressioni tipo "questo romanzo forse ci fa assistere a una terribile anticipazione di quello che la genetica e l´orribile ambizione umana ci riserva in un futuro neanche troppo lontano", io ho avvertito soprattutto la poetica del ricordo e del destino spezzato, il discorso su libero arbitrio e (paradossale) "nostalgia del futuro".

Le parole chiave di questo romanzo sono Hailsham, tutore, assistente,donazione, galleria, Madame...non voglio spoilerare, non é importante farlo, ma é nella placida normalità di queste parole e nel loro appartenere a un contesto del tutto differente che Ishiguro dà il meglio e ci conduce in percorsi di immensa e struggente tristezza. Percorsi che vale la pena di conoscere, per assaporare la nostra normalità, e solidarizzare con i personaggi come se fossero nostri amici immaginari (o possibili), o come se avessero sofferto e lo avessero fatto per nostro conto.


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