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LE ANTICIPAZIONI. RACHMAN, DOCTOROW, BRODKEY, LARSEN

LA PREVALENZA DEL ROMANZO






Anticipiamo e segnaliamo. Segnaliamo e anticipiamo.

Oggi sto tra Inghilterra e America.

Inizio con un inglese di quelli che dici: questo potrebbe sfondare e invece vengono abbastanza ignorati.
Tom Rachman é classe 1974 e da noi é stato pubblicato nel 2010 con Gli Imperfezionisti; era essa una raccolta di racconti ambientati a Roma nell´ambiente giornalistico.
Se ne era parlato poco, ma qualcosa deve essersi mosso se ora la Big Mondadori pubblica Ascesa e caduta dei grandi poteri (titolo quanto mai affascinante).
Non si parla però di economia, ma da un personaggio femminile - Tooly (nomen omen? strumento nelle mani dell´autore?) - che orlandianamente attraversa la (propria) storia e i paesi, i continenti.
Una storia che spazia tra diversi piani temporali, e che viene descritta dalla critica come volutamente ambigua e lacunosa.
Fondamentalmente una ricerca dell´identitá che un critico tedesco ha accostato appunto a Orlando, alle Affinità Elettive (!) e a Pippi Calzelunghe (!!), in particolare per le caratteristiche del personaggio principale, la sua empatia, la sua immaturità.
Un´operazione quindi curiosa e magari da non trascurare (sempre avendo la cautela di guardare dentro il libro).

Mi sposto negli USA per un autore che é considerato e considerabile uno dei grandi della letteratura nordamericana contemporanea, ma non riesce mai da noi a sfondare come un Roth o un Pynchon o un DeLillo, forse per una minore forza dirompente, una maggiore rispondenza alla tradizione romanzesca, l´assenza di una personalità preponderante come quella dello scrittore di Newark?

Lui é E.L. Doctorow, ritengo che i suoi romanzi più conosciuti siano Homer & Langley e Ragtime, romanzi storici, a loro modo epici, corali.
Eppure facciamo fatica a ritenere Doctorow un "classico" come quelli sopra citati.
Ora sta per uscire - sempre per Mondadori - il nuovo romanzo di questo autore, si chiamerà La mente di Andrew ed é schedulato per Marzo.
Sembra un´opera più sperimentale rispetto ai canoni dello scrittore: é una sorta di ambigua confessione del personaggio narrante - Andrew appunto - uno neuroscientista che da un luogo ignoto racconta a un personaggio chiamato Doc la sua vita, in retrospettiva.
Il fatto che Andrew studi il cervello é funzionale a quello che pare essere il tentativo dello scrittore di argomentare sulla fallacia della mente umana, sul suo comportamento imperscrutabile - parallelizzando si potrebbe dire che questa é anche la sostanza del lavoro dello scrittore, scavare nella propria mente e nelle proprie percezioni e nei pensieri, sapendo quanto sia ambiguo e imperfetto questo tipo di lavoro.
Il successo di questo tipo di operazioni si gioca - chiaro - sulla tenuta e sulla qualità della scrittura, e i critici oltreoceano le hanno perlopiu lodate, augurandosi che Doctorow continui a scrivere opere così: brevi e compatte, come Roth ha scelto di non voler più fare (lo dice la critica, non io).

Sempre negli Stati Uniti si situa la produzione di Harold Brodkey, uno di quei "segreti ben custoditi" della letteratura americana, che la casa editrice Fandango sta cercando di svelare.
Brodkey nel tempo si é conquistato paragoni decisamente "Ingombranti", uno per tutti quello con...Proust, specie per il suo poderoso "Storie in modo quasi classico", una raccolta di racconti incensatissimi dalla critica americana.

Sta ora per uscire in Italia quello che fu l´attesissimo esordio di Brodkey (essenzialmente uno scrittore di racconti) nel romanzo.
Si chiama L´anima che fugge (lo porta in libreria sempre Fandango) é fondamentalmente una storia autobiografica e di formazione e qui avverto che la critica USA dei tempi fu piuttosto delusa da una storia che apparve troppo contorta e strabordante (sono 850 pagine circa).
Quello su cui posso giurare é la qualità della scrittura di Brodkey, avendone letta la "confessione in punto di morte" Questo buio feroce (lo scrittore morì a causa dell´AIDS contratto probabilmente nella sua fase di omosessualitá), libro chiaramente scomodo come tema e non perfetto nella sua urgenza autobiografica, ma stilisticamente stupefacente.

Finisco con un americano di quelli "di mestiere", quelli che attingendo a storia, cronaca e materiali di recupero riescono ad andare oltre ai generi e a raccontare storie appassionanti in maniera competente.
Il giardino delle bestie era ambientato a Berlino durante il nazismo, Guglielmo Marconi e l´omicidio di Nora Crippen all´inizio del ´900 e hanno messo d´accordo critica e pubblico (di nicchia) nella ottima riuscita quasi artigianale di queste opere.

Ora sta per uscire (Neri Pozza, attorno a Maggio) Scia di morte. L´ultimo viaggio della Lusitania che si collega a un fatto vero e non smentisce quindi il "metodo" dell´autore.
L´episodio storico é il noto affondamento della nave con 1.200 passeggeri che persero la vita, dovuto a un siluro sganciato da un sommergibile tedesco.
Larson ha affrontato questa storia cercando di farne un thriller, quindi puntando sulla suspense, ma anche scavando nella personalità dei personaggi, cercandone le motivazioni, eroicizzando dove necessario (ad esempio il comandante Turner) e non trascurando i retroscena politici e le conseguenze del fatto (si disse che - con 128 vittime americani - gli USA decisero di entrare in guerra a seguito dell´incidente).
Sia come sia, mi pare decisamente "Intrigante" e- chiudendo il cerchio - stile e motivazioni di Larsen sono stati paragonati alla scuola del New Journalism ma anche a Doctorow.

Tutto torna, insomma. Per cui, facciamo la posta alle librerie e stiamo tuned.

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