Passa ai contenuti principali

THE SUNDAY CONVERSATION. CAPITALE UMANO, PRIVILEGIATI...IL CATTIVO CAPITALISMO E LA FINANZA CREATIVA

LA RUBRICA PIGRA E RETROSPETTIVA

il cattivo capitalismo Sunday Conversation Recensire il Mondo




Non é uno spunto particolarmente attuale, ma se ne scriveva in giro e ho ripensato a quando nel 2008 fallí Lehman Brothers, ho pensato ai profeti del disastro che si aspettano un nuovo crash dei mercati azionari, ho ricordato come in quei tempi sulla scorta dei titoloni "bruciati xx miliardi di capitalizzazione" sembrava che il mondo dovesse finire.

Quello che era successo: maleficamente banale.
Voglio dire, credo che la figura del cattivo banchiere non sia stata inventata nel 2008-2009 ma l´elemento di novitá era costituito se vogliamo dalla perversa interazione tra tre tipi di protagonista:

1) Il Padrone del Vapore ovvero il capo azienda, direttore generale, CEO o che dir si voglia teso alla ricerca del profitto a tutti i costi. Non entra troppo nel merito del come. Gli basta presentare agli azionisti numeri in costante crescita (l´ossessione delle trimestrali) e incassare il lauto Bonus

2) Sotto, una pletora di giovani e ambiziosi Broker, necessariamente versati nella matematica e nella statistica.
La novitá: tramite i cosidetti Derivati si puó realizzare l´illusione di Creare denaro dal nulla. Cioé da una scommessa. Cioé prendere carta, prendere Codici ISIN e titoli e trasformare le scommesse in denaro.

3) Le autoritá di controllo sonnacchiose se non conniventi, che un po´dappertutto (clamorosi i casi USA e Germania) si sono viste sfilare sotto gli occhi operazioni rischiose se non sospette se non illegali

Ma alla fine ci interessano i romanzi, e quel periodo ha lasciato diverse testimonianze sulla finanza cattiva, un genere in cui di solito sono specialisti (non a caso) gli scrittori made in USA, che peraltro lo mischiano con il piú ampio filone che definirei: famiglie disfunzionali + cattivo capitalismo (capostipite secondo me DeLillo, poi grande interprete del genere Franzen)

Abbiamo ad esempio Jonathan Dee con il suo I privilegiati. L´aspirazione di due personaggi vuoti di valori ma normali in maniera inquietante ad avere tanto denaro, sempre piú denaro.
Il rapporto di lui con il suo capo che segretamente disprezza.
Il libro ha una struttura solida e tradizionale: non c´é la tentazione Wolfiana alla Faló delle Vanitá di buttarla in satira e/o accanirsi sul protagonista, il disprezzo non viene riservato solo ai ricchi ma é trasversale, e si rimane insomma nel realismo e con un finale piú tenero e speranzoso di quanto il genere di solito consenta o ritenga funzionale.

Poi abbiamo un quasi instant-book ovvero Union Atlantic di Adam Haslett. Il romanzo piacque a Franzen (altra caratteristica comune: Franzen li giudica spesso romanzo dell´anno e a addirittura a volte nello stesso anno) e veramente va consigliato a chi voglia avvicinarsi a capire cosa c´é dietro il crollo di una Lehman Brothers, quali dinamiche, quali eccessi di aviditá, quali "storie".
Probabilmente é un tipo di libro destinato a invecchiare in fretta, ma ha qualche spunto originale (il protagonista e il rapporto con la "vecchia insegnante" vicina di casa) e qualche scena ben riuscita.

Grazie al film di Virzí é diventato noto anche dalle nostre parti Il capitale umano di Stephan Amidon.  Romanzo cupo, che ritrae due personaggi apparentemente diversi (un fallito - sonstanzialmente - e uno che si trova al passo dal fallimento, anche se non sembra), con l´elemento di novitá di rappresentare una "generazione successiva" (i figli dei protagonisti), e la speranza di un cambiamento, di uno scarto (appunto) di umanitá.
Romanzo comunque non perfetto, a volte un po´stopposo nella trama, ma lo stesso di discreto intrattenimento.

Last but not least (o forse sí), due epigoni europei del genere.
Uno é forse quello piú debole dal punto di vista romanzesco ma il maggiormente documentato sulla parte tecnica del gioco e della scommessa coi derivati. L´autore é il tedesco Kristof Magnusson e il romanzo si chiama Non sono stato io.
Puro intrattenimento senza troppe pretese, ma anche una certa maestria nel portare avanti i 3 poli della trama (appunto il giovane broker, e poi uno scrittore che si sente in decadenza e la sua traduttrice) e- come dicevo - un ottimo bagaglio di documentazione tecnica.

Anche uno scrittore di casa nostra si é cimentato con il tema. Vincenzo Latronico e la sua Cospirazione delle Colombe. Teoricamente c´erano tutti gli elementi per riuscire: personaggi ben architettati, Milano e il Boom Immobiliare, e ancora la volontá di riscatto dell´immigrato che cerca di integrarsi in Italia, l´imprenditoria "terragna" del Nord-Est.
Trama ben controllata ma poca ispirazione dal punto di vista della scrittura (un po´cronachistica, alla Saviano) e un finale moralista e ricattatorio che gli é costato una stelletta.

A proposito: Jonathan Dee quattro stellette, tutti gli altri tre, Latronico accidenti solo due.

Vedremo tra qualche anno, secondo me prevale il valore letterario e quindi posso immaginare sia il libro di Dee a poter in qualche modo contrastare il passare del tempo, ma d´altra parte sono convinto che assisteremo ad altre crisi come quella del 2008/2009 quindi mai dire mai, potremmo trovarci davanti a dei sequel - per esempio - o a un nuovo filone o a chissá quale innovazione, o ritorno al passato.

***
Rapide dai supplementi letterari vari

1) La Lettura del Corriere ha letto in anteprima il nuovo Ellroy - Perfidia. Ne avevo parlato tempo fa, Ellroy si cimenta di nuovo con la storia americana da Pearl Harbor fino agli anni ´70, facendo rivivere TUTTI i suoi personaggi, Dudley Smith e Buzz Meeks e poi i personaggi veri come l´immancabile Hoover.
Uscirá a Febbraio da Einaudi. Sperando che l´ispirazione di Ellroy sia quella migliore e vera.

2) Curioso ripescaggio di Bompiani e di D´Orrico su Sette. Erica Jong - Paura di volare. Jong viene presentata come sorellina di Bellow, Updike e Roth.
Ai tempi fece scalpore per il sereno ed esibito erotismo, peraltro (pare) frutto anche della autobiografia dell´autrice, che da ragazza era carina assai.
E poi - come in Bellow e in Roth - l´ebraismo, la psicanalisi, la Big City.
La Jong é autrice che magari si é un po´persa, non ha trovato modi convincenti di proseguire il filone, ma é nelle antologie di americana e magari merita una riscoperta, una rilettura anche da noi, dai figli dei genitori che lo avevano negli Euroclub...

Commenti