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LIBRI E RECENSIONI. LÁSZLÓ KRASZNAHORKAI - MELANCOLIA DELLA RESISTENZA

CUPE VAMPE


su Indietracks di Recensireilmondo



Ogni libro ha una sua storia, una oggettiva (quella del libro e del suo autore) e una soggettiva (quella del lettore che lo prende e lo legge).
Ero alla Fiera di Torino e sono passato dallo stand di Zandonai per chiedere informazioni su un altro testo. Sono stato accolto con grande gentilezza e un paio di consigli, da me accettati a scatola chiusa.

Uno era questo, Melancolia della resistenza dello scrittore ungherese László Krasznahorkai: e meno male che la scatola è rimasta chiusa, perché se avessi capito magari sfogliando, facendomi
un´idea, quanto questo romanzo sia simbolico, allegorico, se vogliamo anche politico, probabilmente avrei pensato - no, no, non fa per me. Romanzo a tesi. Romanzo-metafora. Non voglio.

Nel frattempo io sono piú saggio, Krasznahorkai ha vinto il Man Booker Prize Internazionale 2015, Zandonai ahinoi ha lasciato il mercato, Bompiani pubblicherà a Ottobre Satantango, altra opera considerata somma dell´ungherese (e insomma, c´è ancora speranza, nonostante tutto, nonostante la scomparsa di chi per primo lo ha portato in Italia).

E sono diventato più saggio perché mi son reso conto che abbandonandomi alle mie sensazioni a pelle mi sarei perso un qualcosa di davvero particolare, insomma un´opera come non se ne leggono tutti i giorni, cupa, originale, fascinosa di un fascino se vogliamo malato e tenebroso come la gigantesca balena che è tra i protagonisti (in questo caso involontari, in quanto imbalsamata) della storia.

Le allegorie e i simbolismi sono davvero tutti al loro posto: Si parla in tutta evidenza dell´andamento di una possibile rivoluzione, di una sovversione, di conseguenza abbiamo una serie di "tipi": il profittatore arrivista, l´idiota sapiente (la figura poetica, un po´ Kusturiciana?, di Valuska), il non-politico e la sua scelta di rassegnazione, l´esercito e le forze dell´ordine che - senza volerlo veramente - partecipano placidamente al "colpo di stato", l´inevitabile e successivo aggiustamento, la ripartizione dei poteri, gli avventurieri e le mezze figure che approfittano del nuovo ordine. E poi: la balena e i bizzarri circensi, come capita spesso in queste condizioni sono piuttosto dei manichini, delle semplici "scuse", degli utili idioti, forse, al servizio di un´azione tanto parallela da ricordare quella di Musil, un Musil però congelato/raggelato, depresso e pessimista senza ritorno.

Tutto risaputo, quindi? Ma no. È il come, che fa la differenza. Perché lo sguardo dello scrittore è contemporaneamente allucinato, quasi dostojevskiano e iperrealista, ha a sua disposizione una miriade di telecamere- ti immagineresti - dispiegate nella città in cui si svolge l´azione, è in grado di seguire tutti i personaggi nelle loro febbrili attività, nel loro agitarsi spesso insensato, e il regista sembra non compiere tagli, e la prosa è infatti costantemente densa, con pochi spazi bianchi, pochi tagli, nessun respiro.

Già le prime 50 pagine - ambientate su un treno popolato da strani e sordidi personaggi - sono soffocanti, e proprio questa natura claustrofobica, catramosa, (nuovamente) cupa accompagnerà il lettore nel tour de force.

Letto questo libro, si capisce la fama (relativa, ma solida tra - diciamo - gli addetti ai lavori) di Krasno, considerato tra i maggiori scrittori ungheresi (oltre che sceneggiatore, dai due romanzi qui citati sono stati tratti film, anche quelli benissimo accolti dalla critica), destinato credo a rimanere di nicchia, ma a essere letto con avidità e partecipazione da chi vorrà dedicarsi con "l´impegno dovuto" a opere come questa.



Nota paesaggistica nr. 1: Il libro di cui chiedevo informazioni era Vladan Desnica - Le Primavere di Ivan Galeb. Dopo il fallimento di Zandonai, anche qui una buona notizia: lo pubblicherà Elliot.


Nota paesaggistica nr. 2: di Krasno doveva uscire 2015 e sempre da Zandonai - "Guerra e Guerra", altra opera che si annunciava ben cupa e filosofica, l´epopea di un personaggio che si auto-diaspora presentendo la propria morte. Vedremo se Bompiani continuerà o se è un "mordi e fuggi"

Nota paesaggistica nr. 3: anche se a me é piaciuto molto, non é un libro consigliato a tutti, non é una lettura leggera, per cui sappiate leggere tra le righe della mia recensione e delle altre (molto positive) che si trovano sul Web

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