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MARCO MAGINI - COME FOSSI SOLO

(UNA) STORIA. ATIPICA. TOCCANTE. VERA






Ci sono due modi potenziali di approcciare una recensione di questo libro atipico.
Il primo prevederebbe il concentrarsi sul contenuto, sui fatti descritti. Si parla del massacro di Srebrenica e di tutto quello che gli é stato attorno e lo ha reso possibile (ad esempio la passività dell'ONU).
Ma temo che mi verrebbero fuori frasi tipo "e quindi Magini ci mostra l'indicibile e ci mette davanti all'incredibile orrore della pulizia etnica e dell'indifferenza etc...etc...".

No, devo entrarci da un'altra parte.
Questo é senza dubbio un romanzo, ma é un romanzo atipico. Una docu-fiction direi. Una docu-fiction toccante, secca e molto intelligente. Perché i fatti di cui tratta sono veri, documentati, in primis la storia di Drazen Erdemovic, un semplice soldato, vittima delle proprie scelte, in un contesto immensamente più grande di lui, molto più orrendo di quanto se lo potesse immaginare un uomo, un piccolo grande uomo (coraggioso, come credo emerga dalla storia) come lui.
É proprio di Emrovic una delle voci che racconta la storia, in un abile montaggio parallelo; accanto a lui, sono un casco blu olandese e un giudice spagnolo del Tribunale Internazionale dell'Aia, chiamato insieme a 4 colleghi a giudicare proprio Emrovic, a narrare l'accaduto da un'altra prospettiva.

Il montaggio parallelo funziona, perché appunto attraverso i diversi punti di vista e piani temporali rende conto della poca linearità della vicenda, e soprattutto dell´ impotenza dei buoni, una sorta di Climax uguale e contrario al classico film made in USA dove a un certo punto (convenzionalmente) "arrivano i nostri".

La riuscita di questo romanzo si gioca proprio sull'aderenza alla realtà, sull'asciuttezza quasi cronachistica dei toni, unita alla verità delle voci narranti; può sembrare una contraddizione, ma c'è un tipo di andamento molto cinematografico, dove l'emozione non nasce tanto dagli aggettivi o dall'ispessirsi o drammatizzarsi della narrazione, ma da quello che viene mostrato, e dal registrare con precisione le reazioni emotive dei protagonisti.

Trovo che non fosse facile tenere insieme così tanti elementi: storia vera, diversi punti di vista, personaggi realmente esistiti, indubbio dramma, scene forti certamente non per tutti gli stomaci (il mio davanti a certi accadimenti si é notevolmente "ristretto"), aderenza al soggetto, necessità di non sbracare nel turpe, o nel voler semplicemente mettere alla gogna peraltro fuori tempo massimo il cattivo di turno (anche se ovviamente un cattivo di turno c'è, e in qualche modo - lento e contradditorio - i processi ai mandanti - ai bersagli grossi - sono andati avanti).

A Magini riesce, e ne vien fuori un'opera decisamente riuscita e istruttiva, che magari in un mondo ideale verrebbe letta alle superiori come documentazione dinamica della storia più recente dell´Europa.

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Referenze varie

Il libro ha vinto il Premio Calvino nel 2013, ed é "longlisted" per lo Strega 2014. Staremo a vedere.



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