NON LUOGHI - GLI SVINCOLI E LE USCITE
C´é stato
un libro molto fortunato criticamente di Marc Augé da cui emerge la definizione
di “non luogo” – in riferimento a centri commerciali, aereoporti, svincoli
autostradali – tutto ciò insomma che (semplificando un po' ciò che Augé ha
probabilmente scritto - dico
probabilmente perché io naturalmente non l ´ho letto) é privo di identità, e
de-contestualizzato storicamente (qualsiasi cosa questa ultima mia definizione
voglia dire).
Ecco, io
credo che sul centro commerciale – il mall
all´americana – possiamo essere d´accordo: molto simile sia che ci si trovi
ad Assago che a Oberhausen, mentre prenderei delle cautele sull´aereoporto, può
essere la mia sensibilità acuita dal fatto che non gradisco volare, ma per me
gli aeroporti sono luoghi luoghi,
dei quali ogni dettaglio é appunto filtrato dalla sensazione sgradevole di
stare per fare una cosa che non mi piace fare. E le differenze ci sono, altro
che privi di identità – a me basta dover prendere un volo al Terminal 1 di
Monaco di Baviera (quello più anziano, meno arioso, più claustrofobico) per
sentire di essere in un contesto – in un luogo – ben diverso rispetto a
qualsiasi altro. Cosi come sfido chiunque a dire ad esempio che Malpensa e
l´aereoporto di Francoforte hanno la stessa identitá….
E´anche
vero che a tendere – se non fosse per il piccolo particolare del controllo
bagagli, del check in e degli aeri – anche gli aeroporti si trasformeranno in
centri commerciali….
Ecco, una
cosa che invece fin da piccolo mi ha sempre affascinato (uno dice: ai tempi non
c´era la playstation – infatti) sono gli svincoli e le uscite autostradali. E
mi sono sentito confermato dai recenti progetti di Sinclair (London Orbital –
qui http://www.ibs.it/code/9788842813392/sinclair-iain-zzz99-vallorani/london-orbital-a-piedi.html) e - in maniera un po più
svagatamente italiana – di Monina/ Biondillo (qui http://www.ibs.it/code/9788860884503/biondillo-gianni-monina-michele/tangenziali-due-viandanti-ai.html). Insomma l´idea della
città vista dalle proprie autostrade.
Ecco – ma questi
progetti hanno una propria sistematicità e progettualità che li rende in
qualche modo “consapevolizzati” – tutt´altra qualità nonluoghesca é l´utilizzo quotidiano e incosapevole dello svincolo.
Lo svincolo nel quotidiano - Augé e l´automobilista
Io trovo che la caratteristica principale – la principale fascinazione –
risieda nel nome e – nella quasi totalità dei casi – nella sua totale non attinenza con il luogo che dovrebbe
descrivere.
Pensiamo all´uscita di Porta Ticinese a Milano: lo sventurato
forestiero che si trovasse a utilizzarla, sbucherebbe in territorio
amministrativo di Rozzano, a una decina di chilometri dalla porta stessa e di
sicuro solo nell´epoca dei navigatore ha acquisito la serenità e i mezzi pratici per
raggiungere il luogo indicato
dall´uscita.
Nell´impossibilitá
di far passare autostrade nei centri cittadini (ci sono un paio di città
tedesche chef anno eccezione – lo ammetto) anche le uscite centro sono ampiamente misteriose e sopratutto misleading (c´é una parola italiana per misleading? Ingannevole non
mi convince, mi fa pensare a uno yogurt alla vaniglia che non contiene
vaniglia, non a uno svincolo).
Cosi come
immensamente fascinose sono le uscite centro/
sud/ nord riferite a città magari non enormi come Piacenza, Cremona,
Pistoia, che ti immagini divise in categorie tra loro separate.
Il
capolavoro comunque é secondo me l´uscita Versilia
sull´autostrada A12, un´uscita che caratterizza (o é caratterizzata da?) dunque un´intera regione,
comprende quindi Serravezza, Forte dei Marmi, Pietrasanta, e chissà cosa altro,
un´intera zona racchiusa in un uscita autostradale.
Alla fin
fine l´esattezza rimane prerogative di certe uscite periferiche: Milano uscita
di Cormano, Genova uscita di Bolzaneto. A questo proposito una curiosità linguistica:
la parola tedesca per la periferia extra-cittadina é Vorort (pre-luogo) – chissà se Augé ne ha scritto…
Barriere
Potrei
andare avanti all ´infinito: nelle autostrade italiane caratterizzate dai
caselli abbiamo le barriere – da tenere conto che un intero quartiere di
Torino si chiama Barriera di Milano perché guardava alla strada che veniva da
Milano (in tempi pre-autostradali, il che però confermerebbe la fascinazione umana
per svincoli, uscite e connessioni stradali in genere).
In Germania
abbiamo poi le “Autobahnkreuze” (sarebbero gli svicoli veri e propri, ma il nome di croce autostradale lo trovo immaginifico e teutonicamente preciso) e in zone ad
altissima densità come il distretto della Ruhr, l´automobilista se ne trova
davanti decine, vicinissimi l´uno all´altro, e proprio per questo privi di
gloria e rilevanza (per dire: svincolo Leverkusen perde nettamente il confronto con
un Milano Certosa caratterizzato dal
nome di un monumento a sfondo religioso – oppure Firenze Peretola, dove il
paese omonimo viene celebrato – reso celebre – dalla presenza dello svincolo stesso).
Ecco, credo
di aver detto abbastanza su questa mia strana (ma per fortuna non esclusiva –
vedi I libri di cui sopra) fascinazione – in una prossima puntata credo che mi
dedicherò più diffusamente agli aeroporti ma sopratutto agli stadi e ai
quartieri in cui sono inseriti - oppure
vedremo, forse avrò recuperato la lucidità per dedicarmi finalmente alla
Playstation
Commenti
Posta un commento