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LIBRI E RECENSIONI. JOHN O'HARA - LA RAGAZZA NEL PORTABAGAGLI

THE REAL FITZGERALD

La ragazza nel portabagagli - John O'Hara - copertina

John O'Hara, scrittore americano di famiglia irlandese, autore di romanzi come Venere in Visone e Ten North Fredrick (National Book Award nel 1956), sceneggiatore per Hollywood, giornalista, vive una discreta riscoperta nel nostro paese, dove proprio il romanzo NBA verrà riproposto da Bompiani e Racconti Edizioni farà uscire le tre novelle del ciclo Prediche e acqua minerale, di cui questo La ragazza nel portabagagli è il primo densissimo capitolo.

Come Stefano Friani ci informa nella godibilissima postfazione, O´Hara in vita fu scrittore fortemente idiosincratico, polemico, ossessionato da se stesso, dalla fama e dal sogno del Nobel e idiosincratiche sono le reazioni che ha provocato, così la scrittrice e "polemista" Fran Lebowitz lo ha definito Il vero Fitzgerald, è stato apprezzato da Hemingway e Updike e invece attaccato duramente da Harold Brodkey.

La triade di novelle vede al centro il giornalista di origini irlandese Jim Malloy, un chiaro alter-ego dello scrittore; il paragone con Fitzgerald è giustificato dal muoversi del personaggio (e dell´autore) in un contesto tra middle e high class newyorkese che contiene e mostra sia i lustrini che le stimmate del cosiddetto sogno americano (sappiamo come il sogno americano sia costantemente in forte ascesa e decadenza, e questo gli scrittoria acuti lo hanno sempre saputo). Se Fitzgerald con i suoi studi universitari, le sue aspirazioni high-society e il suo afflato romantico portava e incorporava un´inevitabile delusione (o disillusione) negli angoli idealizzati e romantici del sogno, O'Hara si ferma prima o meglio parte da quella disillusione che in Fitzgerald si faceva strada poco a poco ma inesorabilmente.

Questa novella si gioca in in ambienti chiusi (feste, ricevimenti, stanze d´albergo) riportati sulla pagina tramite un costante e secco-ma-plastico dialogato, un cicaleccio d´autore, che riproduce con tensione quasi iperrealistica ma non stereotipata la dialettica tra classi sociali, tra arrivati, arrampicatori ed eterni loser, tra amanti veri, passati e aspiranti tali. In pratica, la realtà che lo scrittore stesso conosceva e che in parte lo nutriva, in parte era fonte di frustrazione, per il suo sentirsi eterno outsider (da qui alcune differenze di atteggiamento con Fitzgerald).

Sarebbe pleonastico dare troppi cenni di trama: nei tempi immediatamente successivi alla Grande Depressione, Malloy, impiegato di una casa di produzione cinematografica, deve occuparsi di una grande star del cinema che lotta per la sua carriera. Da qui si svilupperanno le varie situazioni che lo porteranno a incontrarsi e scontrarsi con avventurieri finanziari, rampolli della nobilita newyorkese, aspiranti scrittori che fanno altro et cetera.

Come detto, il libro vive del dialogato e del monologo interiore di Malloy, con poche parti descrittive, eppure riesce a dare un quadro fedele, ironico, vivace, dinamico e con relazioni (parlate) tra i personaggi che potrebbero addirittura ricordare certe pieghe del contiguo romanzo giallo-noir (il gusto per la battuta, l´atteggiamento smagato, gli uomini e donne fatali ma perduti - E perduti).

Il tutto è davvero godibile e ci consegna un autore che vale la pena di riscoprire, non è questa la sede, letta appena una novella, di perdersi nella definizione: di stabilire insomma se si tratti di un grande "dimenticato", di un grande tout-court, o come pensava qualcuno, del più grande tra gli scrittori di seconda fascia. Credetemi, La ragazza nel portabagagli non è Fitzgerald e neanche vuole esserlo, ma è un immergersi divertente e urticante allo stesso tempo nel mondo di O'Hara e di Malloy. Consigliato, anche per la cura globale della veste editoriale.


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Informazioni sul libro
John O'Hara - La ragazza nel portabagagli (Prediche e acqua minerale)
Traduzione di Vincenzo Mantovani
118 pag. 
Ed. Racconti 2019
Attualmente in commercio
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