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LIBRI E RECENSIONI. ÈRIC VUILLARD - L´ORDINE DEL GIORNO

LA STORIA COME COMMEDIA TRAGICA


Annunciato in pompa magna e con qualche mese di anticipo, questo L´ordine del giorno di Éric Vuillard, premiato con il Goncourt 2017, era stato definito su un quotidiano italiano addirittura alfiere di un nuovo genere, che sposa il romanzesco con il rigore storiografico. Argomento di attualità mentre si é appena spenta la polemica tra Galli Della Loggia e Scurati sulle imperfezioni e gli errori contenuti in M, il romanzone di quest´ultimo sul fascismo.

Come spesso succede, le iperboli lasciano il tempo che trovano. Questo è un mix interessante, buono - a tratti ottimo - tra romanzo storico/cronachistico e andamento saggistico, dove l´autore è ben presente, commenta, prende posizione. Ha aspetti innovativi, senza secondo me costituire una dirompente rottura con uno o più generi.
Si parla dell´ascesa del nazismo, l´originalità dell´operazione sta nel guardarla dal basso, o da una prospettiva piú minuta. Non troveremo qui le grandi scene di guerra, i grandi discorsi, l´elaborazione sulle grandi (o perverse) ideologie, ma le meschinerie, i mercanteggiamenti, le sciocche ma forse inevitabili vigliaccherie, in una messa in scena quasi da commedia (d´altra parte Vuillard è anche regista cinematografico), con l´autore che ricorda però regolarmente e con efficacia l´effetto di quelle piccinerie, il loro dare la stura, di fatto, alla conquista nazista del potere.

Quindi, per portare alcuni esempi: una prima ottima scena dove gli imprenditori tedeschi riuniti pagano il loro obolo all´ascendente partito nazista (in copertina appare Gustav von Krupp, uno di loro, forse il più potente), la maniera in cui Von Ribbentrop intorta politici e diplomatici inglesi, la pavidità e la sostanziale intelligenza con il nemico del cancelliere austriaco, soggiogato dalla personalità di Hitler, prima dell´Anschluss, e ancora l´ostinato, impotente e meschino non voler vedere dei vari Chamberlain e Daladier.
Si alternano scene di massa, alcune di grande efficacia, e rappresentazioni di interni come detto sui toni del comico e sui modi del teatrale/cinematografico.

In questo senso il romanzo compie il proprio dovere, non ha pagine inutili, intrattiene ammonendo (o ammonisce intrattenendo).
Se dubbi ho, sono essi curiosamente sul fronte diciamo ideologico. Laddove, verso il finale, l´autore diventa più moraleggiante e severo (e intendiamoci, le pagine dal punto di vista letterario funzionano), esce un discorso fortemente anti-tedesco, che investe anche le generazioni del dopoguerra, attraverso la figura del figlio di Gustav von Krupp, imprenditore che ne ha proseguito la dinastia.
Ovvio attribuire alla Germania la maggior parte delle colpe, ma da un punto di vista degli equilibri questo sbilancia un po´in senso di "invettiva" il tono generale del libro, fin lì per nulla ambiguo ideologicamente, ma lavorato con un certo tipo di distacco storiografico o sfumando attraverso la lente salutare dell´ironia.
Inoltre a quel punto potevano essere sottolineate le connivenze francesi, ad esempio, le truppe di politici, burocrati e imprenditori di altri paesi che certamente non si facevano pregare per "ricevere vantaggio" dalla nuova situazione.
Ho avuto insomma l´impressione di una visione fortemente francese di quel trancio di storia, forse sporcata da una presunzione di maggiore moralità, grandezza, pulizia ideologica, che tradizionalmente fa parte dell´armamentario di grandeur attribuito al popolo d´oltralpe.

Queste ultime considerazioni sono atipiche per me: non vado a cercare il risvolto politico nel romanzo, ma letterariamente riguardano gli unici capitoli, e decisivi, dove ho sentito qualcosa stridere.
Per il resto un libro decisamente ben confezionato, divertente, istruttivo e che, seppur non rappresenti una reale innovazione, ritengo consigliabile, specie se interessati alla storia del periodo descritto, su cui effettivamente viene sviluppata una visione un po´differente rispetto ad esempio a Le Benevole di Littell o altri romanzi "a tema".

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Éric Vuillard - L´ordine del giorno
Traduzione di Alberto Bracci Testasecca
Ed. E/O 2018
137 pg.
Attualmente in commercio   
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Commenti

  1. Sono d'accordo con te.
    Ho appena finito di leggere il libro e di rileggere la recensione di Fofi sul Sole24ore, che trovavo e trovo troppo disposta a individuare nel "recit" (come lo definisce lui) le premesse per un nuovo modo di leggere la storia.
    Beh, andiamoci piano: la storiografia più avvertita non avrà trattato di lampadari e cene e panzer in panne, ma sul 1938 come anno cruciale della storia contemporanea i lavori non mancano. E poi, vogliamo essere malevoli, se si parla dell'Anschluss perchè neppure un accenno a L'étrange défaite en 1940 del grande storico Marc Bloch ? La Francia attuale ancora non gradisce che si ricordi Vichy ?

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