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VORREI ESSERE NICK HORNBY. L´ULTIMO PACCO.

ORDINI E CORNUCOPIE





Non sono Nick Hornby (lui è completamente rapato, e ha mano leggera e felice, scrive un sacco) ma ho due pile di libri sul pavimento, e vorrei illustrare quello che ho comprato, descrivere le sensazioni, anche quelle tattili. Perché se sei all´estero e ordini sugli shop online (nel mio caso preferibilmente IBS) non hai quella prima verifica di sfogliare, leggere l´incipit  - ma leggerlo su carta - fermarsi su qualche pagina centrale, semplicemente sentire. Ti affidi alle recensioni e agli estratti. Speri, e aspetti, attendi.

In cima vedo la faccia affilata e la bazza di Kierkegaard, ritratto ne "L´uomo dell´Istante" di Stig Dalager (Iperborea). La vita di Kierkegaard è altamente letteraria, e Dalager è uno che sa il fatto suo.

Il mio sguardo si muove verso destra e vedo Scritto sulla terra di Mauro Libertella, libro smilzo, scrittore messicano, autofiction, editore super-indie (Caravan), insomma come resistere?

Sotto Dalager trovo James Salter, che Guanda ha deciso di imporre traducendo (meritoriamente) tutto o quasi. Questo Per la gloria è il romanzo di esordio dello scrittore americano, autobiografico e di ambiente guerresco. Good Luck.

A volte capitano cortocircuiti, strane congiunzioni, vieni a conoscere libri e scrittori interessantissimi e che ignoravi, libri e scrittori che in questo caso escono per la accidenti defunta Zandonai, ma mi sono procurato questo "remainder", Volga, Volga dello slavo Milijenko Jergovic, che ha scritto una vera e propria "trilogia delle auto" (oltre a questo Buick Riviera e Freelander), che lo aiuta a descrivere la realtà del proprio paese (direi la ex-Jugoslavia, piuttosto che definirlo autore croato). Gli altri due non si trovano, questo Volga, Volga sono riuscito a reperirlo libraccisticamente.

A destra, a destra trovo John Barleycorn di Jack London, e c´è poco da dire, se non che quando uno legge Martin Eden poi si apre un mondo e allora bisogna proseguire. E si tratta di un´edizione UTET ed era un sacco che non vedevo alcuna narrativa da UTET (e in effetti questo risale al 2008).


A questo punto lascio due spazi, perché siamo tutti hornbyanamente intimiditi, ho infatti in mano Il canone Americano del sommo Harold Bloom, il titolo italiano si posiziona opportunisticamente come richiamo al Canone Occidentale, anche se l´originale è diversissimo (The Daemon knows - Literary Greatness and the American Sublime). Non aspettiamoci grandi riscoperte contemporanee, Bloom punta sui carichi da dieci, cento, mille del passato.

Resto nella pila di destra perché in copertina mi attrae un faccione che assomiglia a quello del comico Leonardo Manera, in realtà è Klaus Mann e il Saggiatore pubblica il suo La Svolta, l'autobiografia, prima della fuga e del suicidio.

A sinistra ho un altro tedesco, in un´edizione lussuriosa firmata L´Orma. Si tratta di Uwe Johnson e del quarto capitolo - finora inedito in Italia - del suo I giorni e gli anni, l´opera monumentale e proustiana dello scrittore, iniziata per Feltrinelli e opportunamente portata avanti dall´ottimo editore romano. Come curiosità: i primi due li ho in Feltrinelli, gli altri due nella nuova edizione, sarà interessante confrontare approcci e traduzione.

A destra trovo un amico (quindi un tesoro) con Franco Mimmi e la sua ultima dotta e penso immensamente divertente operazione, ovvero Le sette vite di Sebastian Nabokov, seguito ideale del Corso di lettura creativa, per cui libro che ne richiamerà altri, tanti altri, con la classe e la salutare leggerezza (non corriva) che contraddistingue Franco.

A sinistra ri-trovo L´Orma, arrivata prima (per il 2016) sullo scrittore francese Antoine Volodine, che uscirà quest´anno anche con Voland e 66th and 2nd. In questo caso si tratta di Angeli Minori e la faccio breve perché ne ho parlato qui una settimana fa.

Siccome mi sono scocciato (come voi) del gioco sinistra-destra, non specifico più. The next in line è Carattere Bastardo, romanzo familiare e di formazione dello scrittore olandese, da noi pubblicato in modalità superindie da Scritturapura. Ne avevo parlato in sede anticipatoria.

È già occorso in questo pezzo il nome di Nabokov, ed ecco qui il suo Una risata nel buio, che sembra essere una sorta di sinopia, di disegno preparatorio per Lolita, e viene riportato nelle nostre librerie dopo una lunga assenza.

Per lo #Stregathon e anche perché il libro mi pare decisamente interessante ho preso Conforme alla gloria di Demetrio Paolin, storia per metà tedesca che mi incuriosisce molto e romanzo su cui ho sentito report decisamente positivi.

Altra storia tedesca, ma in questo caso al 100% è Caccia alla marmotta di Ulrich Becher, una sorta di "classico dimenticato", che infatti ho trovato in un "remainder" di Baldini e Castoldi, che dovrebbe comunque ri-pubblicarlo nel 2016.

In una veste tutta blu, sobria, la tinta unita delle "Letture Einaudi" si presentano i preziosi Racconti di Daniele Del Giudice (con prefazione di Tiziano Scarpa). Mi pare che lo scrittore abbia dato il suo meglio proprio nella forma breve, qui troviamo tutti i suoi racconti (quindi anche quelli del sublime Mania), più due inediti.

In una veste nuovamente lussuriosa, come si confà a questo piccolo editore che è qui già comparso due volte (e non é un caso) mi si palesa invece Il gatto Murr di E.T.A. Hoffmann, oltre al valore intrinseco di una storia grottesca e filosofica, l´edizione di L´Orma è davvero bellissima e curatissima, e per esempio contiene una E.T.A.pedia iniziale con 24 voci Hoffmanniane per capire meglio contesto e autore. Da avere.

Parla di Storie di libri perduti l´ultimo saggio di Giorgio Van Straten (per Laterza), vicende di libri che non hanno avuto luce o hanno rischiato di non nascere, perché bruciati dall´autore, distrutti dai suoi eredi, persi in guerra. Un gioco (ma non troppo) letterario che "rischia" di intrigare e poi portare a rileggere i libri non-perduti, degli stessi autori qui citati (tra gli altri Lowry, Hemingway, Bilenchi...).

Saggistico anche il libro di Leonardo Sciascia appena uscito, Fine del carabiniere a cavallo, una davvero stuzzicante raccolta di suoi "pezzi" di critica letteraria.

Finisco opportunamente con il libro di un´amica, già recensito: lei è Paola Boggi, esce per Transeuropa e il suo La corda sottile è una storia non convenzionale di violenza sulle donne, scritta con grandi maturità, ludicitá e forza espressiva.

LA STATISTICA
19 Libri, 16 di editori indipendenti, 3 di grandi editori
Editore più ricorrente L´Orma con 3 libri



Commenti

  1. Perbacco, sono (felice) debitore di un sacco di ringraziamenti: per le belle parole dedicatemi, per la stima e soprattutto per essere considerato un amico fuor di virgolette fb. Speriamo che la lettura del libro non porti a un crollo verticale della stima (chi troppo in alto sal...). Ciò detto, apposto qui una considerazione sul Bloom che avevo inviato a Sandra Petrignani che citava una critica piuttosto critica al Bloom stesso:

    La cosa più divertente di questo "Canone Americano" è che in realtà non solo non si intitola così ("The Daemon Knows", è il titolo) ma che Bloom nelle primissime righe avverte: "this book does not attempt to present an American canon". All'anima della traduzione che tradisce! Per il resto, io lo leggo a salti divertendomi: sono convinto che a volte neppure lui sa esattamente che cosa vuol dire (prendete questa, per esempio: "Whitman had encountered the Hermetic Speculation, the second-century C.E. secular gnosis, in George Sand’s novels, though his taste for Egyptian antiquity might have guided him anyway to the doctrines of “Thrice-Greatest Hermes.” Hermetic Speculation came out of Alexandria, proclaiming itself as ancient Egyptian wisdom, and deceived Renaissance Europe, though “deceived” itself is deceptive. Hermetism, like Christian Gnosticism, expressed the spirit of religiously eclectic Macedonian and Roman Alexandria, a fecund “Jewgreek is greekjew” (James Joyce) hybrid."), ma nella sua vanità sono incastonati sprazzi veramente illuminanti, dovuti quasi più a un Bloom-scrittore (se mi sente viene ad abbracciarmi) che al Bloom-critico (che in realtà cerca di dimostrare che anche la critica è un'arte e che lui è lo Shakespeare dei critici). L'articolo del Pisani è troppo lungo per la mia pazienza, e si gioca la mia fiducia presto con tanto sbavare per il povero (in quanto morto cinquantenne) Bolaño, che a me piaceva quando scriveva "Estrella distante" e altre cose analoghe e che poi esplose nel successo di libroni infumabili, con il conseguente successo mondiale. Lì mi sono fermato, con Bolaño e con Pisani. Proseguo con Bloom, cum grano salis.

    Questo va in linea con un consiglio di Nabokov ai giovani critici letterari (è incluso nel mio libro).

    Infine: Storie di libri perduti mi ha fatto pensare a un libro di qualche anno fa, Bartleby e Compagnia, di Vila Matas, che consiglio a tutti. Secondo me un vero lampo di genio nella produzione di uno scrittore che per il resto non mi ha mai destato grandi entusiasmi.

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