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COME FOSSI SOLO - CONTROPARERE

ELOGIO DEL LIBERO ARBITRIO

Qualche settimana fa ho qui elogiato Come fossi solo di Marco Magini.
Un romanzo potente e secco sul massacro di Srebrenica.
Siccome mi piace la pluralità di opinioni, riporto qui un parere più scettico di un´amica che ha letto il libro e che basa appunto la sua critica sul fatto che si tratti di una visione "a posteriori" dove tutto sembra ineluttabile, dove insomma sembra che "Non potesse finire che così".
L´amica la pensa in un altro modo e volevo riportare la sua opinione, appunto. Ringrazio Mara per avermi consentito di riprodurre qui il suo pensiero.

***
Era davvero un pugno nello stomaco, nel senso che l'ultima parte è emotivamente impegnativa. Mi ha ricordato un altro libro che ho letto su un genocidio a lungo 'dimenticato', quello armeno: La masseria delle allodole di Antonia Arslan. Il libro di Magini però ha dei personaggi (apparentemente) più complessi: il 'buono' olandese che sembra più disumano del 'cattivo' serbo Drazen, il giudice che cambia idea per una questione personale... Ti dirò che secondo me l'autore ha senz'altro dei meriti, come quello di 'fare memoria' su fatti storici che molti nemmeno conoscono. 

Ma alla fine il libro non mi ha convinto. Non so come spiegarlo... è appassionante nella narrazione, ma non mi convince la costruzione dei personaggi e lo stile nelle sequenze riflessive. Ecco, forse è questo, in fondo non sono d'accordo con l'autore. Nel problematizzare la questione delle responsabilità lui, almeno mi sembra, alla fine sposa la teoria del giudice: "A Srebrenica l’unico modo per restare innocenti era morire.” 

E anche nella narrazione sembra che tutto dovesse andare così. Tutto quello che dicono e pensano i personaggi va in quella direzione. Tutto sembra ineluttabile. Ma lo è per noi che a posteriori sappiamo che è andata così. Se invece io mi ponessi dal punto di vista di uno che non sa come andrà a finire...  

Penso che la mia obiezione (a parte sulla qualità della scrittura) nasca da una resistenza psicologica all'idea che ti ho detto. Non accetto che di fronte ad avvenimenti così gravi passi il messaggio che chi vi sia coinvolto, a vario titolo, non possa fare nulla per cambiare le cose. Esiste la responsabilità personale. Esiste il riconoscere che cosa sia giusto fare e avere il coraggio di farlo. Logico che questo comporti sacrifici personali e che non tutti vi siano disposti, per le ragioni più disparate

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